‘Non è una vocazione la maternità, non è un lavoro, non è una nota di merito. La maternità è un’altra persona, diversa da te e che tu accompagnerai per tutta la vita e che ti accompagnerà’.
Emanuela Cerri è la Responsabile Portali Area Donne di alcuni tra i siti femminili più importanti in Italia: Pianetamamma.it, Girlpower.it, Pianetadonna.it e Invidia.it. E’ mamma di Niccolò, un bambino di 7 anni, e abbiamo chiacchierato sulla sua esperienza di madre e di professionista che ogni giorno parla e si confronta con centinaia di donne, con i loro dubbi e le loro curiosità. Ecco che cosa mi ha raccontato.
Emanuela, come hai vissuto la tua gravidanza? La mamma ideale e quella reale sono andate d’accordo oppure una volta che è nato il bambino si sono prese metaforicamente “a pugni”?
Io e la “mamma ideale” ci siamo sempre guardate in cagnesco e fortunatamente, così quando quella reale ha decisamente preso il sopravvento non ho avuto particolari rimpianti né rimorsi, né sogni di gloria infranti 🙂
Ho vissuto una gravidanza splendida, davvero, un periodo perfetto. Adoravo veder cambiare il mio corpo, ho lavorato fino all’ottavo mese senza problemi, è andato tutto liscio. Ero molto carica e motivata e volevo fare tutto ‘per bene’.
Non avevo particolari punti di riferimento, sono stata tra le prime a rimanere incinta tra le mie amiche quindi ho navigato un po’ a vista e sono stata fortunata dal punto di vista medico. Se hai una gravidanza senza disturbi e patologie è tutto molto più semplice e io non ricordo di aver avuto nemmeno una nausea, quindi una vera pacchia.
Diverso il discorso per quel che riguarda il parto. Ero preparata, mi ero informata ma non è stato quel che si definisce ‘un parto da manuale’. la DPP era passata da un pezzo ma Niccolò non si decideva a nascere nonostante estenuanti passeggiate e tutti i metodi che dovrebbero indurre un travaglio.
Monitoraggio dopo monitoraggio alla fine mi hanno ricoverata per indurre il parto.
E’ stato un travaglio che ha reso davvero onore al termine: lunghissimo, più o meno doloroso, più che altro snervante.
Pacchetto completo: ossitocina, induzione, episiotomia, un sacco di punti ma alla fine Niccolò è nato senza bisogno di cesareo ed è andato tutto bene.
Non è vero che si dimentica tutto una volta nato il bambino, son passati sette anni e io non mi son dimenticata di nulla. Vero è invece che vedertelo davanti, ripaga di tutto.
Tu hai mai avuto dei momenti di sconforto?
Sì e l’ho sempre raccontato con sincerità. Non ho sofferto di vera e propria depressione post partum ma un bel baby blues una volta tornata a casa dopo i canonici giorni post parto, non me l’ha tolto nessuno.
All’improvviso mi son trovata sola con questo bambino tutto nuovo e che avrei dovuto accudire, allattare, far addormentare etc.
Non sola in senso fisico, c’era mio marito, e a tratti c’era mia madre (non abitiamo nella stessa città) ma alla fine il seno che doveva allattare era il mio, il dolore dei punti lo sentivo io, la stanchezza pure.
Nonostante seguissi tutti i consigli sull’allattamento perfetto avevo poco latte e Niccolò aveva sempre fame.
Ricordo il passaggio prima graduale e poi definitivo al latte artificiale come uno dei momenti di svolta. Da lì in avanti tutto è andato meglio: si è regolarizzato il sonno, mi sono tranquillizzata io, fisicamente son tornata a stare bene e intanto, proprio in quei primissimi mesi il mio capo di allora mi propose l’idea di realizzare quello che poi sarebbe diventato Pianetamamma.it.
Insomma mi stavo rimettendo in carreggiata, potevo farcela!
ovviamente poi altri momenti di sconforto ci sono stati ma niente di terribile. Unica cosa che mi sento di consigliare: parlatene, ditelo, sfogatevi! e fatelo subito
Ti ritenevi una futura mamma informata sui vari aspetti della maternità? Hai letto libri, frequentato il corso pre parto, chiesto consiglio alle amiche con figli?
Oh sì, mi ritenevo una mamma iper-informata. In gravidanza avevo letto qualsiasi libro sull’argomento mi capitasse sottomano, sia ‘didattico’ che sotto forma di romanzo. Ho frequentato con entusiasmo il corso pre parto, visitato l’Ospedale dove avrei partorito, preparato la valigia per l’ospedale e comprato tutto nei tempi giusti. Una tabella di marcia rispettata perfettamente. Perché era facile far andare tutto a posto finché ero ancora solo io a decidere e la presenza del bambino era solo quella dei calci e calcetti che puntualmente mi dava.
Parlavo con amiche e parenti già mamme, e spesso mi capitava di pensare “Mah, a me non succederà” oppure “Mah che esagerata”. Devo dire che per alcune cose continuo a rimanere sulle mie posizione, ma la verità è una. Che per quanto tu ti prepari e ti informi, lo stai facendo da sola, ovvero col tuo compagno ma non con il protagonista della storia, ovvero il bambino che, finché non nasce, non puoi dire di sapere nulla.
Tu sei una giornalista e come responsabile di uno dei siti più importanti, Pianeta Mamma, sei ogni giorno a contatto con i dubbi e le aspettative delle mamme o di chi lo sta per diventare. Secondo la tua esperienza le donne come vivono oggi la maternità? Conoscono anche gli aspetti più negativi, come la depressione post partum?
Probabilmente le mamme conoscono troppo. Hanno una miriade di informazioni continue che da una parte le supportano e dall’altra le bombardano.
Ci vogliono equilibrio e discernimento per prendere il buono e l’utile da tutto questo senza caricarsi di aspettative o farsi schiacciare dall’ansia da prestazione ‘mammesca’.
C’è da dire però che le tante mamme che ci scrivono ogni giorno attraverso i commenti e le mail o tutte quelle che comunicano con noi attraverso i social network ci danno un forte messaggio.
Ci sono molte ansie, ma c’è anche la volontà di far fronte ad esse, di raccontarsi, e soprattutto c’è la possibilità, impensabile fino a una decina di anni fa di poter pensare “Non sono la sola al quale succede”, di cercare un consiglio anche mentre si allatta alle tre di notte e sentirsi rispondere da qualcuna che sta facendo la stessa cosa magari a 1000 km di distanza.
La rete è un grande strumento, una grande opportunità, lo sosterrò sempre.
Sempre riguardo alla tua esperienza di mamma e di professionista che lavora ogni giorno con le donne come mai si fa ancora fatica a parlare dei chiaroscuri della maternità?
Perché vige ancora, ma in misura fortunatamente minore, la regola che mamma è bello, i figli sono tutto, ci si sacrifica per i figli e zitti, se si fanno figli e si vuole anche lavorare sicuramente una delle due cose non andrà bene… e altre amenità simili da Medioevo.
La maternità, come l’amore di coppia, non è tutta rose e fiori ma dirlo e dirselo non è semplice. Perché cambiano i tempi ma ogni donna, quando arriva il suo turno di diventare madre è come se ritrovasse dentro di sé dubbi e ansie ancestrali.
Il bello però è che adesso se ne parla, e parlandone si scopre che magari quello che ci spaventa, spaventa anche altre. Si ridimensiona il problema, si fa rete, si diventa più forti.
I media secondo te hanno una responsabilità nella depressione post partum? Penso per esempio alle neo mamme famose subito perfette dopo il parto che dichiarano a gran voce di essere solo felici.
Secondo me andava peggio prima.
Per una manciata di mamme famose che sbandierano la loro gioia stereotipata (ma lo hanno sempre fatto) ce ne sono tante che iniziano a calarsi nei panni delle mamme ‘normali’ e capiscono che il raccontare anche le loro debolezze vale doppio. Possono fare tanto grazie alla loro celebrità e quindi ben vengano quelle mamme vip che hanno confessato esperienze di depressione, separazione dai compagni a causa della nascita dei figli, problemi con l’allattamento etc.
E, tralasciando completamente le mamme famose, i media e soprattutto il web, danno finalmente voce a tutte quelle che non vogliono sbandierare ma raccontare veramente cosa significhi avere un figlio per una donna, per un uomo (importantissimi i padri che hanno iniziato a parlarne) e per una coppia.
Si legge di vita vissuta davvero, di tantissima gioia, ma anche di tanta – insospettabile? – difficoltà.
Oggi sulla maternità si dice tutta la verità?
La verità sulla maternità è soggettiva. Ogni madre deve sforzarsi di cercare la propria e raccontarla, ma soprattutto raccontarsela e accettarsi. Con sincerità.
Non è una vocazione la maternità, non è un lavoro, non è una nota di merito.
La maternità è un’altra persona, diversa da te e che tu accompagnerai per tutta la vita e che ti accompagnerà.
In fondo il segreto sta solo nel cercare di fare in modo che questo viaggio mano nella mano sia bellissimo, e che poterlo compiere è già una fortuna enorme.
Emanuela Cerri di PianetaMamma: “Le madri di oggi? Informate e con la voglia di raccontarsi”
‘Non è una vocazione la maternità, non è un lavoro, non è una nota di merito.
La maternità è un’altra persona, diversa da te e che tu accompagnerai per tutta la vita e che ti accompagnerà’.
Emanuela Cerri è la Responsabile Portali Area Donne di alcuni tra i siti femminili più importanti in Italia: Pianetamamma.it, Girlpower.it, Pianetadonna.it e Invidia.it. E’ mamma di Niccolò, un bambino di 7 anni, e abbiamo chiacchierato sulla sua esperienza di madre e di professionista che ogni giorno parla e si confronta con centinaia di donne, con i loro dubbi e le loro curiosità. Ecco che cosa mi ha raccontato.
Emanuela, come hai vissuto la tua gravidanza? La mamma ideale e quella reale sono andate d’accordo oppure una volta che è nato il bambino si sono prese metaforicamente “a pugni”?
Io e la “mamma ideale” ci siamo sempre guardate in cagnesco e fortunatamente, così quando quella reale ha decisamente preso il sopravvento non ho avuto particolari rimpianti né rimorsi, né sogni di gloria infranti 🙂
Ho vissuto una gravidanza splendida, davvero, un periodo perfetto. Adoravo veder cambiare il mio corpo, ho lavorato fino all’ottavo mese senza problemi, è andato tutto liscio. Ero molto carica e motivata e volevo fare tutto ‘per bene’.
Non avevo particolari punti di riferimento, sono stata tra le prime a rimanere incinta tra le mie amiche quindi ho navigato un po’ a vista e sono stata fortunata dal punto di vista medico. Se hai una gravidanza senza disturbi e patologie è tutto molto più semplice e io non ricordo di aver avuto nemmeno una nausea, quindi una vera pacchia.
Diverso il discorso per quel che riguarda il parto. Ero preparata, mi ero informata ma non è stato quel che si definisce ‘un parto da manuale’. la DPP era passata da un pezzo ma Niccolò non si decideva a nascere nonostante estenuanti passeggiate e tutti i metodi che dovrebbero indurre un travaglio.
Monitoraggio dopo monitoraggio alla fine mi hanno ricoverata per indurre il parto.
E’ stato un travaglio che ha reso davvero onore al termine: lunghissimo, più o meno doloroso, più che altro snervante.
Pacchetto completo: ossitocina, induzione, episiotomia, un sacco di punti ma alla fine Niccolò è nato senza bisogno di cesareo ed è andato tutto bene.
Non è vero che si dimentica tutto una volta nato il bambino, son passati sette anni e io non mi son dimenticata di nulla. Vero è invece che vedertelo davanti, ripaga di tutto.
Tu hai mai avuto dei momenti di sconforto?
Sì e l’ho sempre raccontato con sincerità. Non ho sofferto di vera e propria depressione post partum ma un bel baby blues una volta tornata a casa dopo i canonici giorni post parto, non me l’ha tolto nessuno.
All’improvviso mi son trovata sola con questo bambino tutto nuovo e che avrei dovuto accudire, allattare, far addormentare etc.
Non sola in senso fisico, c’era mio marito, e a tratti c’era mia madre (non abitiamo nella stessa città) ma alla fine il seno che doveva allattare era il mio, il dolore dei punti lo sentivo io, la stanchezza pure.
Nonostante seguissi tutti i consigli sull’allattamento perfetto avevo poco latte e Niccolò aveva sempre fame.
Ricordo il passaggio prima graduale e poi definitivo al latte artificiale come uno dei momenti di svolta. Da lì in avanti tutto è andato meglio: si è regolarizzato il sonno, mi sono tranquillizzata io, fisicamente son tornata a stare bene e intanto, proprio in quei primissimi mesi il mio capo di allora mi propose l’idea di realizzare quello che poi sarebbe diventato Pianetamamma.it.
Insomma mi stavo rimettendo in carreggiata, potevo farcela!
ovviamente poi altri momenti di sconforto ci sono stati ma niente di terribile. Unica cosa che mi sento di consigliare: parlatene, ditelo, sfogatevi! e fatelo subito
Ti ritenevi una futura mamma informata sui vari aspetti della maternità? Hai letto libri, frequentato il corso pre parto, chiesto consiglio alle amiche con figli?
Oh sì, mi ritenevo una mamma iper-informata. In gravidanza avevo letto qualsiasi libro sull’argomento mi capitasse sottomano, sia ‘didattico’ che sotto forma di romanzo. Ho frequentato con entusiasmo il corso pre parto, visitato l’Ospedale dove avrei partorito, preparato la valigia per l’ospedale e comprato tutto nei tempi giusti. Una tabella di marcia rispettata perfettamente. Perché era facile far andare tutto a posto finché ero ancora solo io a decidere e la presenza del bambino era solo quella dei calci e calcetti che puntualmente mi dava.
Parlavo con amiche e parenti già mamme, e spesso mi capitava di pensare “Mah, a me non succederà” oppure “Mah che esagerata”. Devo dire che per alcune cose continuo a rimanere sulle mie posizione, ma la verità è una. Che per quanto tu ti prepari e ti informi, lo stai facendo da sola, ovvero col tuo compagno ma non con il protagonista della storia, ovvero il bambino che, finché non nasce, non puoi dire di sapere nulla.
Tu sei una giornalista e come responsabile di uno dei siti più importanti, Pianeta Mamma, sei ogni giorno a contatto con i dubbi e le aspettative delle mamme o di chi lo sta per diventare. Secondo la tua esperienza le donne come vivono oggi la maternità? Conoscono anche gli aspetti più negativi, come la depressione post partum?
Probabilmente le mamme conoscono troppo. Hanno una miriade di informazioni continue che da una parte le supportano e dall’altra le bombardano.
Ci vogliono equilibrio e discernimento per prendere il buono e l’utile da tutto questo senza caricarsi di aspettative o farsi schiacciare dall’ansia da prestazione ‘mammesca’.
C’è da dire però che le tante mamme che ci scrivono ogni giorno attraverso i commenti e le mail o tutte quelle che comunicano con noi attraverso i social network ci danno un forte messaggio.
Ci sono molte ansie, ma c’è anche la volontà di far fronte ad esse, di raccontarsi, e soprattutto c’è la possibilità, impensabile fino a una decina di anni fa di poter pensare “Non sono la sola al quale succede”, di cercare un consiglio anche mentre si allatta alle tre di notte e sentirsi rispondere da qualcuna che sta facendo la stessa cosa magari a 1000 km di distanza.
La rete è un grande strumento, una grande opportunità, lo sosterrò sempre.
Sempre riguardo alla tua esperienza di mamma e di professionista che lavora ogni giorno con le donne come mai si fa ancora fatica a parlare dei chiaroscuri della maternità?
Perché vige ancora, ma in misura fortunatamente minore, la regola che mamma è bello, i figli sono tutto, ci si sacrifica per i figli e zitti, se si fanno figli e si vuole anche lavorare sicuramente una delle due cose non andrà bene… e altre amenità simili da Medioevo.
La maternità, come l’amore di coppia, non è tutta rose e fiori ma dirlo e dirselo non è semplice. Perché cambiano i tempi ma ogni donna, quando arriva il suo turno di diventare madre è come se ritrovasse dentro di sé dubbi e ansie ancestrali.
Il bello però è che adesso se ne parla, e parlandone si scopre che magari quello che ci spaventa, spaventa anche altre. Si ridimensiona il problema, si fa rete, si diventa più forti.
I media secondo te hanno una responsabilità nella depressione post partum? Penso per esempio alle neo mamme famose subito perfette dopo il parto che dichiarano a gran voce di essere solo felici.
Secondo me andava peggio prima.
Per una manciata di mamme famose che sbandierano la loro gioia stereotipata (ma lo hanno sempre fatto) ce ne sono tante che iniziano a calarsi nei panni delle mamme ‘normali’ e capiscono che il raccontare anche le loro debolezze vale doppio. Possono fare tanto grazie alla loro celebrità e quindi ben vengano quelle mamme vip che hanno confessato esperienze di depressione, separazione dai compagni a causa della nascita dei figli, problemi con l’allattamento etc.
E, tralasciando completamente le mamme famose, i media e soprattutto il web, danno finalmente voce a tutte quelle che non vogliono sbandierare ma raccontare veramente cosa significhi avere un figlio per una donna, per un uomo (importantissimi i padri che hanno iniziato a parlarne) e per una coppia.
Si legge di vita vissuta davvero, di tantissima gioia, ma anche di tanta – insospettabile? – difficoltà.
Oggi sulla maternità si dice tutta la verità?
La verità sulla maternità è soggettiva. Ogni madre deve sforzarsi di cercare la propria e raccontarla, ma soprattutto raccontarsela e accettarsi. Con sincerità.
Non è una vocazione la maternità, non è un lavoro, non è una nota di merito.
La maternità è un’altra persona, diversa da te e che tu accompagnerai per tutta la vita e che ti accompagnerà.
In fondo il segreto sta solo nel cercare di fare in modo che questo viaggio mano nella mano sia bellissimo, e che poterlo compiere è già una fortuna enorme.
Foto credits: Emanuela Cerri
Valentina Colmi
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