‘I giorni che sono seguiti all’ospedale sono stati tra i più terribili. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, abbandonata e completamente disarmata di fronte a mia figlia’.
La mia conoscenza con Deborah risale a poche settimane dalla nascita di Paola. Mi sentivo sola e disperata, se avessi potuto avrei “restituito” la bambina in ospedale e visto che tutti mi ripetevano quanto fossi fortunata ad essere diventata mamma, ho deciso di rivolgermi alla Rete per capire che cosa mi stesse succedendo. Mi sono imbattuta in alcune pagine di Di materno avevo solo il latte e così ho scritto all’autrice chiedendole qualche consiglio. Da lì – anche grazie a lei – è incominciato il mio cammino di consapevolezza.
Deborah è stata infatti una delle prime mamme a parlare di depressione post partum senza filtro e per questo direi che ha “due palle così”. Lei ed Enrica Costa – altra mamma che ha vissuto la stessa esperienza – hanno fondato il sito Oasidellemamme, che da poco è diventato anche Associazione Culturale.
Alla Rocca Costanza di Pesaro, proprio per parlare di mamme e di tutti gli aspetti della maternità, ci svolgerà sabato 12 luglio la giornata “Mamme al centro”: un evento organizzato per tutta la famiglia, in cui si avrà modo di riflettere su questo difficile e bellissimo ruolo. Ci sarà anche Adriana Cantisani, la famosa Tata Adriana della tv. Perché come recita lo slogan di “Mamme al centro”: “mamma felice = bimbo felice”.
Ecco quindi che cosa ci ha raccontato Deborah.
Deborah, come mai tu ed Enrica avete deciso di creare questo evento legato al post partum?
Perché pensiamo sia indispensabile tenere in evidenza uno degli aspetti più delicati, fragili e impegnativi della maternità, senza contare che si tratta dell’aspetto paradossalmente più trascurato perché ricoperto di “glassa” fatta di “che bello avere un figlio” “ora sarai di sicuro una donna felice”.
Inutile dire che tu sei stata una delle prime donne e madri a sdoganare il mito della mamma perfetta, anzi hai proprio detto: “sono stata una mamma infelice”. Che cosa ti ha spinto a scrivere il tuo libro Di materno avevo solo il latte?
Pura sopravvivenza! Sentivo la necessità di aprire il mio dolore a qualcuno. Forse meglio dire a qualcosa e considerare la scrittura come strumento di sfogo è stato l’ideale. Mettere nero su bianco ogni cosa vissuta, in particolare le ansie, gli attacchi di panico e la sensazione sconfinata e ingestibile di non essere una madre adatta è stata la migliore terapia per uscire fuori dal mio buco nero.
Molto spesso le mamme fanno fatica ad ammettere di non essere appunto felici in un periodo della vita che tutti considerano gioioso. Tu come l’hai vissuto?
I giorni che sono seguiti all’ospedale sono stati tra i più terribili. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, abbandonata e completamente disarmata di fronte a mia figlia, essere minuscolo di tre chili e mezzo, che reclamava ogni cosa attraverso pianti che ricordo assordanti.
Visto che sei una giornalista, secondo te come si parla di maternità oggi e ovviamente di depressione post partum nei media?
Devo ammettere che ora c’è una maggiore consapevolezza, le cose stanno lentamente cambiando e questo di sicuro si deve alla rete, a quelle madri blogger che hanno avuto il coraggio di alzare la mano e confessare la verità, o ai forum on line che hanno dato la possibilità di parlare in modo disinibito di cosa significhi crescere un figlio, soffermandosi sulle gioie che la presenza di un bambino comporta ma anche e soprattutto degli ostacoli, le insicurezze, la stanchezza che a volte sembra nona vere fine. La depressione post parto, a mio avviso, è ancora in fase “evolutiva”, va vista come una malattia e non un semplice disturbo, va capita in particolare dai familiari della neomamma e non sminuita o scambiata per un piccolo esaurimento. La si deve conoscere e riconoscere per poterla debellare e poi ci deve essere continuità nei servizi assistenziali da parte delle istituzioni. Non basta una visita di una ostetrica e poi saluti e baci. La neomamma ha pieno diritto di essere accompagnata nel suo post parto per un certo lasso di tempo.
Qual è la più grossa bugia legata alla maternità?
Quella di dichiarare di stare bene quando non è assolutamente vero. C’è ancora troppa paura del giudizio, dello sguardo critico, del dito puntato. Se la neomamma avesse la forza di ammettere che al momento l’arrivo del suo bebè non le sta portando la felicità tanto attesa si darebbe subito la possibilità di dirigersi verso quella luce che l’aspetta in fondo al tunnel buio in cui è entrata suo malgrado…
Secondo te cosa si può fare da un punto di vista preventivo per combattere la depressione post partum?
Occorrerebbe articolare i corsi preparto con le dovute informazioni, le donne in dolce attesa devono sapere ogni aspetto soprattutto “negativo” della maternità, è opportuno essere equipaggiate prima di affrontare una grande scalata, e diventare madri è di fatto una meravigliosa impresa fatta di successi, cadute, scivolate, rialzate. Ma conoscere il percorso e gli ostacoli ci permette di affrontarli con consapevolezza e coraggio e arrivare serene e rafforzate alla meta. In ogni caso, ripeto, il focus deve essere rivolto al dopo nascita, perché è lì che arriva il bello…
Si può guarire dalla depressione post partum? E tu come hai fatto?
Anche se quando si è avvinghiate da questo male si ha la netta sensazione di essere prede di una anaconda che ci stritola soffocandoci si può assolutamente guarire. E’ indispensabile prima di tutto aprirsi al dialogo in famiglia, confessare apertamente qualsiasi tipo di disagio, se necessario rivolgersi a uno psicologo, fare attività fisica, uscire e vedere gente, rendersi disponibili al confronto con altre mamme, non isolarsi in casa. E quando si è colte da quelle odnate di tristezza profonda cercare di accettarla come aprte di noi senza farle resistenza e sfruttarla come occasione di rafforzamento interiore. Come ho fatto a uscire viva da questa incredibile esperienza? Con lo yoga, la meditazione e un libro…
Deborah Papisca: “Sulla depressione post partum più consapevolezza, ma va trattata come una malattia”
‘I giorni che sono seguiti all’ospedale sono stati tra i più terribili. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, abbandonata e completamente disarmata di fronte a mia figlia’.
La mia conoscenza con Deborah risale a poche settimane dalla nascita di Paola. Mi sentivo sola e disperata, se avessi potuto avrei “restituito” la bambina in ospedale e visto che tutti mi ripetevano quanto fossi fortunata ad essere diventata mamma, ho deciso di rivolgermi alla Rete per capire che cosa mi stesse succedendo. Mi sono imbattuta in alcune pagine di Di materno avevo solo il latte e così ho scritto all’autrice chiedendole qualche consiglio. Da lì – anche grazie a lei – è incominciato il mio cammino di consapevolezza.
Deborah è stata infatti una delle prime mamme a parlare di depressione post partum senza filtro e per questo direi che ha “due palle così”. Lei ed Enrica Costa – altra mamma che ha vissuto la stessa esperienza – hanno fondato il sito Oasidellemamme, che da poco è diventato anche Associazione Culturale.
Alla Rocca Costanza di Pesaro, proprio per parlare di mamme e di tutti gli aspetti della maternità, ci svolgerà sabato 12 luglio la giornata “Mamme al centro”: un evento organizzato per tutta la famiglia, in cui si avrà modo di riflettere su questo difficile e bellissimo ruolo. Ci sarà anche Adriana Cantisani, la famosa Tata Adriana della tv. Perché come recita lo slogan di “Mamme al centro”: “mamma felice = bimbo felice”.
Ecco quindi che cosa ci ha raccontato Deborah.
Deborah, come mai tu ed Enrica avete deciso di creare questo evento legato al post partum?
Perché pensiamo sia indispensabile tenere in evidenza uno degli aspetti più delicati, fragili e impegnativi della maternità, senza contare che si tratta dell’aspetto paradossalmente più trascurato perché ricoperto di “glassa” fatta di “che bello avere un figlio” “ora sarai di sicuro una donna felice”.
Inutile dire che tu sei stata una delle prime donne e madri a sdoganare il mito della mamma perfetta, anzi hai proprio detto: “sono stata una mamma infelice”. Che cosa ti ha spinto a scrivere il tuo libro Di materno avevo solo il latte?
Pura sopravvivenza! Sentivo la necessità di aprire il mio dolore a qualcuno. Forse meglio dire a qualcosa e considerare la scrittura come strumento di sfogo è stato l’ideale. Mettere nero su bianco ogni cosa vissuta, in particolare le ansie, gli attacchi di panico e la sensazione sconfinata e ingestibile di non essere una madre adatta è stata la migliore terapia per uscire fuori dal mio buco nero.
Molto spesso le mamme fanno fatica ad ammettere di non essere appunto felici in un periodo della vita che tutti considerano gioioso. Tu come l’hai vissuto?
I giorni che sono seguiti all’ospedale sono stati tra i più terribili. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, abbandonata e completamente disarmata di fronte a mia figlia, essere minuscolo di tre chili e mezzo, che reclamava ogni cosa attraverso pianti che ricordo assordanti.
Visto che sei una giornalista, secondo te come si parla di maternità oggi e ovviamente di depressione post partum nei media?
Devo ammettere che ora c’è una maggiore consapevolezza, le cose stanno lentamente cambiando e questo di sicuro si deve alla rete, a quelle madri blogger che hanno avuto il coraggio di alzare la mano e confessare la verità, o ai forum on line che hanno dato la possibilità di parlare in modo disinibito di cosa significhi crescere un figlio, soffermandosi sulle gioie che la presenza di un bambino comporta ma anche e soprattutto degli ostacoli, le insicurezze, la stanchezza che a volte sembra nona vere fine. La depressione post parto, a mio avviso, è ancora in fase “evolutiva”, va vista come una malattia e non un semplice disturbo, va capita in particolare dai familiari della neomamma e non sminuita o scambiata per un piccolo esaurimento. La si deve conoscere e riconoscere per poterla debellare e poi ci deve essere continuità nei servizi assistenziali da parte delle istituzioni. Non basta una visita di una ostetrica e poi saluti e baci. La neomamma ha pieno diritto di essere accompagnata nel suo post parto per un certo lasso di tempo.
Qual è la più grossa bugia legata alla maternità?
Quella di dichiarare di stare bene quando non è assolutamente vero. C’è ancora troppa paura del giudizio, dello sguardo critico, del dito puntato. Se la neomamma avesse la forza di ammettere che al momento l’arrivo del suo bebè non le sta portando la felicità tanto attesa si darebbe subito la possibilità di dirigersi verso quella luce che l’aspetta in fondo al tunnel buio in cui è entrata suo malgrado…
Secondo te cosa si può fare da un punto di vista preventivo per combattere la depressione post partum?
Occorrerebbe articolare i corsi preparto con le dovute informazioni, le donne in dolce attesa devono sapere ogni aspetto soprattutto “negativo” della maternità, è opportuno essere equipaggiate prima di affrontare una grande scalata, e diventare madri è di fatto una meravigliosa impresa fatta di successi, cadute, scivolate, rialzate. Ma conoscere il percorso e gli ostacoli ci permette di affrontarli con consapevolezza e coraggio e arrivare serene e rafforzate alla meta. In ogni caso, ripeto, il focus deve essere rivolto al dopo nascita, perché è lì che arriva il bello…
Si può guarire dalla depressione post partum? E tu come hai fatto?
Anche se quando si è avvinghiate da questo male si ha la netta sensazione di essere prede di una anaconda che ci stritola soffocandoci si può assolutamente guarire. E’ indispensabile prima di tutto aprirsi al dialogo in famiglia, confessare apertamente qualsiasi tipo di disagio, se necessario rivolgersi a uno psicologo, fare attività fisica, uscire e vedere gente, rendersi disponibili al confronto con altre mamme, non isolarsi in casa. E quando si è colte da quelle odnate di tristezza profonda cercare di accettarla come aprte di noi senza farle resistenza e sfruttarla come occasione di rafforzamento interiore. Come ho fatto a uscire viva da questa incredibile esperienza? Con lo yoga, la meditazione e un libro…
Foto credits: Deborah Papisca
oasidellemamme.it
Mamme Al Centro – Pesaro, Rocca Costanza Sabato 12 luglio dalle 18.00
Valentina Colmi
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