Maternità all’estero: Elisabetta e la gravidanza vissuta in Spagna
Dopo l’intervista a Maria, ritorna l’appuntamento con le mamme che vivono all’estero e che hanno vissuto o stanno vivendo la gravidanza in un Paese straniero. Oggi a raccontarci la sua storia è Elisabetta, che vive in Spagna e che a fine novembre avrà il suo primo bambino. Le sue risposte sono piene di consapevolezza e curiosità: sicuramente un bel punto di partenza per iniziare questa nuova avventura!
Elisabetta mi potresti raccontare un po’ di te: chi sei, cosa fai, da quanto tempo vivi in Spagna e perché ti sei trasferita qui? A che punto sei della gravidanza e quando è previsto che nascerà?
Vivo a Barcellona più o meno dalla settimana precedente al concepimento del mio bimbo e credo non sia un caso. Mio marito vive in Spagna da due anni, ma io per un anno e mezzo ho vissuto tra Milano e Roma per lavoro, raggiungendolo solo nei week end.
Circa due anni e mezzo fa abbiamo iniziato a cercare un bimbo, ma il percorso si è dimostrato improvvisamente più difficile del previsto. Dopo una serie di visite ci hanno consigliato di fare delle cure per poter avere un figlio. È stato un momento difficile, dal quale siamo scappati per un bel po’ di tempo, soprattutto io, rifugiandomi nel lavoro, negli impegni, nei viaggi.
Ma a questo apparente scappare, si affiancava una lenta, ma progressiva consapevolezza: il desiderio di allargare la famiglia era davvero quello che volevamo e che ci faceva stare bene insieme. E così mi sono ritrovata a poco a poco a dare voce a parti di me che non conoscevo, con lo yoga, il sapermi concedere del tempo per me stessa, un percorso impagabile di psicoterapia che mi ha aiutato a capire che dovevo far posto a un bambino nel mio corpo e nella mia vita per poterlo accogliere.
E a fine febbraio ho rifiutato un progetto di lavoro e ho deciso di raggiungere Davide in Spagna. A marzo avremmo iniziato le cure a Barcellona e sarei rimasta in Spagna per tutto il tempo necessario.
Serenamente. E credo che grazie a questa serenità, il nostro piccolo, a fine febbraio, abbia deciso di farci una sorpresa e iniziare il suo percorso con noi.
Non sono più tornata in Italia. Ho deciso di vivere a Barcellona la mia gravidanza, accanto a mio marito e continuando a regalare tempo a me e al mio bimbo.
Guardando ora a questi due anni e mezzo, penso che il nostro sia stato un cammino. A volte difficile, a volte quasi impossibile da sopportare, altre pieno di emozione e gioia. E proprio per questo tutto quello che sto vivendo in questi mesi mi pare un regalo. E sono emozionata perchè il nostro cammino è solo all’inizio.
Quando avete deciso di avere un bambino avete pensato a come sarebbe stato vivere la gravidanza in un Paese straniero?
Abbiamo deciso di vivere la gravidanza insieme e poi tutto sarebbe venuto di conseguenza. Certo, quando inizi i nove mesi non hai idea di quello che ti aspetta. E devo ammettere che non è sempre stato semplice stare a tanti chilometri di distanza dalla città in cui hai vissuto, dalle persone che ami o che semplicemente sei abituato a vedere. Per me la gravidanza è anche per questo un periodo speciale che ho condiviso con Davide, con i genitori e con pochi altri. La lingua è stata a volte uno scoglio, come quando per andare dal ginecologo mi devo preparare la lista delle domande, cercando i termini corretti per spiegargli quello che sento. Ma allo stesso tempo ho scoperto qui un modo di vivere la gravidanza che “me encanta”.
Come viene “affrontata” la maternità in Spagna? Si fanno ad esempio controlli ed ecografie ogni mese oppure c’è la tendenza a far vivere il momento in maniera più naturale?
Ti direi un mix delle due cose. Io faccio controlli ogni mese, in questo mese che mi attende li farò tutte le settimane. Il mio ginecologo è molto scrupoloso e tiene sotto controllo tutta la crescita del bimbo. Allo stesso tempo però trovo che ci sia grande attenzione alla dimensione naturale di gravidanza e parto.
Mi sono avvicinata a questo approccio più naturale grazie allo yoga. Ho incontrato un’insegnante che a poco a poco è diventata un mio punto di riferimento qui. Mi ha aiutato a trovare un corso pre parto che sostiene il “parto rispettato” per la donna e il bambino, cioè un parto in cui la donna possa essere protagonista, insieme al suo piccolo, di quello che sta accadendo, scegliendo modalità e posizioni per partorire nel modo più naturale possibile. Attraverso la respirazione, il rilassamento e il massaggio perineale ad esempio, si cerca di evitare epidurale ed episiotomia. (sempre ovviamente che non ci siano complicazioni). Mi ha segnalato inoltre conferenze con pediatri interessanti, come Carlos Gonzalez. Insomma, a poco a poco ho scoperto un mondo che fino a quel momento era a me sconosciuto.
Dalla tua esperienza, come è invece considerata dalla società la maternità? Ci sono aiuti, incentivi da parte dello Stato sia prima sia una volta che il bimbo è nato?
L’aspetto che più mi ha colpito a questo proposito è il piano di parto. Il ministero della salute spagnolo fornisce ad ogni donna un fascicolo informativo, piuttosto corposo, nel quale vengono descritte le modalità di parto che dovrebbero essere garantite nelle strutture pubbliche e private della Spagna. Dico dovrebbero perché, non avendo ancora partorito, non so effettivamente quando poi vengano seguite queste direttive e da testimonianze di mamme che ho conosciuto qui, i pareri sono discordanti.
In ogni caso, ciascuna donna, o meglio, ciascuna coppia compila il piano di parto: un documento ufficiale nel quale si indicano tutte le preferenze della partoriente che il personale sanitario deve tenere in considerazione nel momento del parto. Ad esempio, si segnala il nome dell’accompagnatore, si indica che questa persona vuole tagliare il cordone ombelicale, se si vuole donare o conservare privatamente il cordone. Si dichiara la propria preferenza su epidurale o altri metodi di accompagnamento alla dilatazione, che in ogni caso possono essere cambiati nel momento del parto. Si segnalano le posizioni di parto preferite. Se si desidera un parto in acqua e, ancora, come si vuole procedere con il bimbo una volta nato: ad esempio si sceglie se agevolare da subito il contatto pelle a pelle e l’allattamento al seno, o ancora, se accettare o meno la vitamina K e il collirio antibatterico. Tutti questi aspetti si affrontano al corso pre parto, sia che si tratti di un corso a pagamento, sia pubblico. Il piano di parto poi si consegna all’ostetrica di riferimento, nel caso di clinica privata, o all’ingresso in ospedale, nel caso di struttura pubblica.
Scoprirò a breve quanto sia effettivamente rispettato questo documento, ma in ogni caso credo che l’aspetto positivo stia proprio nell’affrontare per tempo temi ed eventuali dubbi sul momento del parto. Questo aiuta ad essere più consapevoli e a condividere con il partner, o in generale con l’accompagnatore scelto, preoccupazioni ed aspettative.
E dal punto di vista famigliare? C’è una maternità allargata legata magari alle nonne, alle sorelle o alle amiche che costituiscono una prima rete di aiuto?
Per me questo è un aspetto un po’ particolare. Qui non ho amiche strette che mi possono accompagnare nel mio percorso e i miei genitori arriveranno a metà novembre per aiutarmi.
Quindi in questi mesi mi sono data da fare per conoscere persone che stanno vivendo o hanno appena vissuto situazioni simili alle mie e mi sono creata una mia piccola rete. Devo dire che ne sono felice. Le mamme sanno essere davvero solidali e unite.
Sull’aiuto da parte della famiglia, al corso pre parto insistono molto sul creare una piccola comunità forte e complice che accolga il bimbo nella massima intimità: e questo piccolo nucleo è formato dal nuovo arrivo e dai genitori. Si responsabilizza molto il partner, sia per quanto riguarda il parto che il post parto, e questo aspetto a me piace molto e fa sentire bene Davide. Credo sia il modo migliore per affrontare questo nuovo percorso insieme, che in fin dei conti è la famiglia che cresce.
Per questo motivo consigliano di passare almeno le prime ventiquattrore il più possibile soli, nella massima tranquillità, con il bimbo in contatto pelle a pelle costante, allattandolo a richiesta, in modo che si possa consolidare il vincolo forte che è iniziato in pancia.
Vi sono alcune cliniche, sia private che pubbliche, qui a Barcellona che hanno un protocollo specifico per il post parto che consiste nel rispettare al massimo i desideri dei genitori e aiutare la neo mamma nell’allattamento naturale.
Tu stai frequentando un corso pre parto? Se sì, vengono affrontati sia aspetti pratici sia psicologici? Ritieni di essere una mamma informata anche sulle possibili difficoltà della maternità (ad esempio baby blues, depressione post partum)?
Nel corso pre parto si parla anche del post parto. Il corso che frequento io prevede ad esempio nove lezioni prima del parto, nelle quali si parla anche di allattamento e primi mesi del bimbo, e una lezione finale individuale da concordare dopo la nascita del piccolo.
Inoltre, nella stessa struttura, è attivo un gruppo gratuito di aiuto all’allattamento e una doula specializzata in allattamento naturale può privatamente seguire la neo mamma fin dalla clinica per aiutarla a impostare nella maniera corretta l’allattamento.
Proprio in questi giorni sto cercando su internet dei centri di aiuto alle neo mamme e, spulciando qui e là in varie zone della città, sto trovando vari gruppi e associazioni di aiuto, anche gratuite.
Hai qualche paura?
Più che paure ho tanta curiosità. Sia per quanto riguarda il parto, ma soprattutto per tutto quello che ci attende dopo. Cerco di condividere i miei sentimenti con Davide e di…respirare. Mi sto sforzando, da quando ho iniziato questo percorso, di fare una cosa che prima mi veniva molto difficile: dare voce a quello che penso, non tenerlo solo per me. Condividerlo, cercare soluzioni. E mi sembra che funzioni. Anche se a volte, devo essere sincera, le paure rimangono paure e, in questo ultimo mese, l’insonnia non aiuta.
Come ti immagini mamma?
Per me mamma vuol dire amore, rispetto dell’altra persona, essere un punto di riferimento costante, ma discreto. Vorrei essere così.
Una cosa che mi ha fatto molto commuovere l’altro giorno alla lezione pre parto è stata una frase legata all’allattamento: lui viene al mondo e sa come fare per sopravvivere, bisogna ascoltarlo, lasciarlo fare trasmettendogli tranquillità, perché lui è un piccolo maestro. Ecco, mi piacerebbe imparare da lui.
Foto credits: Elisabetta Ferrari
Claudia
Ciao un racconto bellissimo che mi ha fatto emozionare xchè in gran parte è lo stesso percorso che ho vissuto anche io… ma in Italia grazie alle bravissime ostetriche dell’Ospedale Eclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti (BA). Il corso comunemente chiamato preparto in effetti era un vero e proprio “accompagnamento al parto attivo” che ho frequentato con mio marito! La nostra Alice ora ha tre mesi e non smetterò mai di ringraziarle per avermi dato la serenità e consapevolezza per affrontare un parto senza ricorso all’epidurale e cesareo nonostante il mio sia stato un parto difficile lungo e molto impegnativo … 54,5cm per 3,955kg di puro amore!!!
Valentina Colmi
Grazie per aver condiviso la tua esperienza, Claudia! Delle volte basta solo trovare le persone giuste.
Caterina
Ciao! So che è un post vecchio ma mi trovo anche io in una situazione similare. Ho raggiunto il mio compagno in Spagna da un mese ed ho avuto da qualche giorno la la notizia di essere in dolce attesa.
Volevo chiedere se era possibile se hai potuto vandare di diritti alla gravidanza e se avevi gia’ i documenti spagnoli.
Al momento non ho documenti spagnoli ma non so a chi rivolgermi e che fare.
Anche l’ asl non è stata in grado di darmi informazioni utili.
Grazie mille
Valentina Colmi
Ciao Caterina, innanzitutto congratulazioni! Ho chiesto ad Elisabetta e mi ha detto che devi iscriversi alla seguridad social (come la nostra mutua), così sarai seguita nel pubblico.
“Alba lactancia materna” è un’associazione di allattamento e aiuto alle mamme diffusa in tutta Spagna che può seguirti con ostetrica (comadrona) e gruppi di mamme.
Fammi sapere!