Ornella Sprizzi, “mammamatta”: “Confrontiamoci tra madri reali, senza modelli irraggiungibili”
Ho conosciuto modo di conoscere Ornella Sprizzi – alias mammamatta – tramite un docureality di Rai 3 che si chiama “Sconosciuti”. Lei e suo marito raccontavano la storia della loro famiglia e il modo in cui si è reinventata dopo essere stata licenziata perché incinta. Tutti conoscono i suoi bellissimi lavori: le t-shirt per donne in dolce attesa sono fantastiche (io ho la panza ma non sono aspetto nessuno, magari mi compro quella con la scritta “Portami la cioccolata e nessuno si farà male“), così come le stampe per la casa e per la stanza dei bambini. L’ho intervistata per capire la sua esperienza di quasi tris mamma (a breve arriverà una femminuccia).
Ornella, congratulazioni innanzitutto visto che sei alla terza gravidanza:) come stai?
Ti ringrazio. Devo dire che sto benissimo, e non me lo aspettavo. Ero preparata ad affrontare una gravidanza faticosa e pesante, essendo la terza. Anche gli esperti sostengono che una terza gravidanza si fa sentire prepotentemente sul corpo di una donna, specialmente se non ha più ventanni. Invece, a parte qualche piccolo disturbo iniziale, sono sempre stata bene e mi sembra perfino più leggera della seconda.
Una domanda che faccio sempre alle mamme che intervisto è: la mamma ideale – quella della gravidanza – e quella reale sono andate d’accordo o si sono prese a pugni?
La mamma ideale della gravidanza può esistere, forse, solo per il primo figlio. Quella che siede radiosa alla poltrona vicino alla finestra, con i raggi del sole che le accarezzano il viso e le illuminano lo sguardo, mentre lei si accarezza dolcemente il pancione sognando i tratti del suo bambino. Ecco, quando hai già un altro figlio, o due come nel mio caso, questi momenti contemplativi te li puoi scordare. Non dico di aver fatto a pugni con la mamma reale, ma certe volte la devo prendere a sberle per farla sedere cinque minuti a riposare o per farle dedicare un momento alla bimba che verrà. Il fatto è che i due figli che vivono all’esterno sono più rumorosi!
Frequenterai il corso per parto? Lo hai frequentato per gli altri due bimbi?
Ho frequentato il corso pre parto insieme a mio marito durante la prima gravidanza. Probabilmente una tappa obbligata per una futura mamma, ma sinceramente non l’ho trovato così utile. Avevo letto moltissimo ed ero super preparata sui risvolti psicologici dell’attesa e della nascita. Per quelli pratici, invece, preferivo di gran lunga improvvisare 🙂
Hai mai avuto momenti di sconforto in cui ti sei detta “non ne posso più”?
Ma certo! Come mamma i momenti di sconforto sono all’ordine del giorno. Ti riporto esattamente un pensiero che ho condiviso qualche giorno fa, dopo aver letto un’articolo sul “Non ne posso più”. La maternità non è un viaggio di quelli che parti in aereo e atterri all’altro capo del mondo che hai solo i pantaloni un po’ spiegazzati e ancora tutto da vedere. È uno di quelli da fare con lo zaino in spalla, attraversando città, boschi, deserti e distese innevate, con il vento che ti spacca la faccia e i piedi che ti fanno male. È uno di quei lunghi viaggi che ogni sera sei stanco da morire, ma quando ti addormenti hai negli occhi tutta la meraviglia del mondo che hai scoperto. E se al kilometro 1780 ne hai le palle piene e alzi gli occhi al cielo e pure ti viene da chiederti chi te l’ha fatto fare di imbarcarti in quella fottuta camminata che c’hai pure le scarpe sbagliate, tu non torni indietro, continui a camminare. Perché poco più in là c’è ancora meraviglia. Sì, sono stanca. Sì, sclero pure io. Ma non mi pento mai di questo viaggio bellissimo.
Secondo te le donne sono informate anche sugli aspetti meno belli della maternità?
Faccio una premessa: alle mamme di oggi non si dà più tregua. Devono tornare al lavoro subito, rimettersi in forma immediatamente, essere sempre al top, non concedersi mai un momento di sconforto. Fallire non è consentito in nessun ambito per una mamma, così come ammettere di non farcela, perché si teme il giudizio. Se guardiamo i modelli di riferimento che ci propongono i media, proviamo una grande frustrazione. Le mamme di oggi sembrano tutte wonder woman: belle, magre, realizzate, organizzate, sempre impeccabili. Ma il problema è negli occhi di chi guarda: sono modelli irraggiungibili, falsati. Dovremmo imparare a confrontarci con le mamme reali. Quelle che incrociamo ogni mattina per strada, quelle che accompagnano gli altri bimbi al nido, quelle che lavorano insieme a noi. Se ci aprissimo sinceramente con loro, scopriremmo che affrontiamo tutte le stesse difficoltà.
L’inizio della tua attività è cominciato perché una datrice di lavoro ti ha licenziato dopo la gravidanza. Cosa vorresti dire a lei e anche alle mamme che magari vorrebbero buttarsi in un’idea imprenditoriale, ora che Mamma matta ti dà tante soddisfazioni, non solo personali ma anche economiche?
Al mio ex datore di lavoro, donna e madre, non ho nulla da dire. Invece ogni giorno mi contattano mamme che hanno un’idea imprenditoriale e cercano da me consigli o incoraggiamento. La parte più istintiva di me dice loro di inseguire i propri sogni sempre. Quella più razionale le avverte però di prepararsi bene. Avviare un’attività non è una passeggiata, è più una piccola scalata. E se hai anche un passeggino da spingere fino in cima, è meglio essere allenate.
Foto credits: mammamatta.it
Maria
Bella intervista. Complimenti a Ornella, anche per la terza gravidanza 🙂
Sarebbe interessante anche sottolineare che i modelli che ci propongono i media sono irraggiungibili, non tanto perché siano il risultato del lavoro miracoloso di madri-donne-perfette nei confronti delle quali siamo tutte mancanti… ma piuttosto perché sono o falsi, o frutto di un lavoro di gruppo! I segni fisici della gravidanza e del parto vengono fatti sparire in tempi record… con photoshop! Oppure spariscono davvero, ma grazie a personal trainer + nutrizionista + babysitter + tempo + soldi. Si tratta cioè o di bugie, o di risorse a cui una donna sola o una coppia non ha accesso… ma gli esiti vengono fatti passare per meriti individuali. Lo stesso vale per le lavoratrici-modello… se lavori e ti dai mentalmente e fisicamente a tempo pieno al lavoro, ti servono una baby-sitter o nido di giorno, e spesso anche qualcuno che tenga il pupo al posto tuo di notte e ti lasci dormire. E poi anche qualcuno che ti tenga la casa. Se sei Marissa Mayer li hai, se vivi in un bilocale con 1000 euro al mese no…
Valentina Colmi
Il problema Maria è che molte donne si sentono in colpa se non raggiungono quegli ideali, perché c’è qualcuno che glielo fa notare.
Maria
Altroché! Esperienza personale: a due-mesi-due dal parto, e di ritorno da un prelievo di sangue, un parentaccio (uomo! peraltro) che non vedevo da almeno sei mesi, e che di solito vedo solo un paio di volte l’anno, mi ha rivolto a raffica le seguenti domande: modalità del parto; durata del travaglio; uso di analgesia; kg presi; kg persi; montata lattea; modalità di allattamento; a quando il secondo figlio. Ma in tre minuti! Io che rispondevo come un’allocca, dato che non stavo tanto bene, avevo un po’ di postumi fisici (dei quali non mi ha chiesto niente) ed ero preoccupata e stanca. C’è un racconto di Primo Levi (non sull’esperienza concentrazionaria, ma sulla sua ricerca di lavoro da giovane, dopo il ritorno). Ecco, Levi dice di essersi sentito deumanizzato, per usare un termine contemporaneo; la sua frase è più o meno: “come se qualcuno ti guardasse dentro per vedere quanto vali e cosa contieni, come si fa con un sacco”. Nella mia confusione di quel momento non sono riuscita a rispondere al parentaccio, ma mi è saltata improvvisamente alla mente la frase di Levi… Chissà quante neomamme si sentono così… pesate, quantificate, valutate, esaminate, interrogate
Valentina Colmi
Bellissima (scusa se uso questo termine) riflessione, Maria. Senti, ma in privato non è che mi racconti qualcosa di più di te?