Una testimonianza davvero forte, che fa capire quanto la depressione post partum possa far male. Questa ragazza sta lanciando un messaggio molto importante: non importa quanto sia profondo il fondo, si può sempre risalire. Ma solo chiedendo aiuto.
“C’era una volta una ragazza incinta che non vedeva l’ora di iniziare la sua vita da mamma…è così che credevo sarebbe stata la maternità: una bella favola a lieto fine da vivere giorno dopo giorno col sorriso sulle labbra, come nella pubblicità.
Mi chiamo Valentina e abito in provincia di Bologna. Ho 31 anni e sono fidanzata da quando ne avevo 18. Provengo da una famiglia “normale”, cresciuta con i nonni perché i miei genitori lavoravano a tempo pieno. Per me dei secondi genitori. I ricordi che ho dei miei genitori sono flebili…il rapporto difficile con mio padre in primis…alle superiori divento una ragazza carina, molto sicura di sé o forse solo una ragazza con una maschera….incontro il mio compagno e da subito diventa una storia seria….cresciamo insieme e 6 anni fa inizia la nostra convivenza…..ho fatto diversi lavori, per ultimo la collaboratrice scolastica….poi a 28 anni cresce in me la voglia di diventare mamma.
Ero disoccupata, ma mi sono detta “se aspetto il posto fisso il bambino non lo faccio più…” il mio compagno ne è felicissimo, decidiamo di provarci subito e dopo pochi mesi sono rimasta incinta….appena ho letto il positivo: il panico….La paura del parto mi fece scoppiare in lacrime. La paura di non aver una casa e un lavoro sicuri…proprio quando pensavo fosse meglio non provarci più ecco il positivo.
I mesi passano in fretta e io sono fierissima della mia pancia, del mio bambino che non mi avrebbe mai più fatta sentire sola e che mi avrebbe fatta diventare importante e con un obiettivo nella vita. Avevo idealizzato la maternità.
Preparo tutto in modo meticoloso perché l’arrivo dalla mia nuova vita merita tutta la mia attenzione. Poi arrivata la data presunta del parto: non succede nulla. I giorni passano e il mio bambino non vuole saperne di nascere. Vedere le sue cose, la sua cameretta pronta, mi dò un enorme fastidio. Ho paura che possa andare storto qualcosa. Finalmente mi inducono il parto e a 41+5 dopo 19 ore finalmente nasce lui. Perfetto, bellissimo.
Io però non sento nulla, non sento amore; sono solo felice sia uscito dal mio corpo. Il ritorno a casa è molto traumatico, sopraffatta dalle cose da fare; le notti in bianco si accumulano e io ogni notte urlo sempre più forte al mio ragazzo di portarlo via, che non lo voglio, che voglio andare via.
Inizio a capire che ho un problema, un grosso problema. in tutto ciò l’allattamento non parte, arriva l’ingorgo e un principio di mastite. Arrivo al punto di aver paura di fargli del male. I coltelli, le finestre mi fanno sempre più impressione. In tutto questo nessuno mi è vicino.
Ai miei non dico nulla. Non si propongono di aiutarmi e io non chiedo aiuto. Sono convinta che non mi possano aiutare. Mi vergogno. Sono tornata bambina. Sono nel delirio più totale: passo dalle stelle alle stalle in 2 secondi, non ce la faccio, più mi sento annegare.
Una mattina decido di chiamare l’ostetrica del mio corso preparto, le parlo del mio disagio. Mi fa incontrare con la psicologa del consultorio. Appena la vedo scoppio in lacrime. Lei capisce che sto davvero male e mi indirizza da una psichiatra.
Tuttora dopo 15 mesi prendo un antidepressivo e sono in cura con la psicologa. Il consultorio della mia città mette a disposizione delle mamma bisognose una volontaria due ore a settimana che tiene il bimbo, al proprio domicilio. Ne è stata assegnata una anche a me, un vero angelo.
Capisco che ho toccato il fondo quando mi è venuto l’ istinto di buttare la carrozzina in mezzo la strada. Mi si è gelato il sangue.Ho stretto forte tra le mani le maniglie del passeggino.
A 15 mesi dal parto posso dire di stare bene, di aver trovato un equilibrio, sto molto meglio rispetto a un anno fa. Le paranoie rimangono eccome, ma meno forti….sono comunque una mamma che non lavora, sempre sola e senza aiuto da parte dei nonni che lavorano ancora.
Ho capito che la perfezione non esiste, la famiglia perfetta che mi ero creata nella mia testa non ci sarà mai perché nulla è perfetto. Alle mamma che stanno male e alle donne incinte vorrei passasse il messaggio che la depressione post partum non deve essere un tabù, che devono sapere che può accadere a ognuna di loro.
Solo sapendo di cosa si tratta, si può prevenire. Ora so che ho della rabbia repressa e sto lavorando per uscirne. La strada è ancoralunga ma sono convinta che ce la farò. Un anno fa non ci credevo, mi sentivo morire. Però quando vedo il mio bambino che mi sorride, che mi abbraccia forte e mi bacia mi si sciogli il cuore. E non c’è niente di più perfetto di un suo bacio.”
Depressione post partum: “Ho toccato il fondo quando volevo spingere la carrozzina in mezzo alla strada”
Una testimonianza davvero forte, che fa capire quanto la depressione post partum possa far male. Questa ragazza sta lanciando un messaggio molto importante: non importa quanto sia profondo il fondo, si può sempre risalire. Ma solo chiedendo aiuto.
“C’era una volta una ragazza incinta che non vedeva l’ora di iniziare la sua vita da mamma…è così che credevo sarebbe stata la maternità: una bella favola a lieto fine da vivere giorno dopo giorno col sorriso sulle labbra, come nella pubblicità.
Mi chiamo Valentina e abito in provincia di Bologna. Ho 31 anni e sono fidanzata da quando ne avevo 18. Provengo da una famiglia “normale”, cresciuta con i nonni perché i miei genitori lavoravano a tempo pieno. Per me dei secondi genitori. I ricordi che ho dei miei genitori sono flebili…il rapporto difficile con mio padre in primis…alle superiori divento una ragazza carina, molto sicura di sé o forse solo una ragazza con una maschera….incontro il mio compagno e da subito diventa una storia seria….cresciamo insieme e 6 anni fa inizia la nostra convivenza…..ho fatto diversi lavori, per ultimo la collaboratrice scolastica….poi a 28 anni cresce in me la voglia di diventare mamma.
Ero disoccupata, ma mi sono detta “se aspetto il posto fisso il bambino non lo faccio più…” il mio compagno ne è felicissimo, decidiamo di provarci subito e dopo pochi mesi sono rimasta incinta….appena ho letto il positivo: il panico….La paura del parto mi fece scoppiare in lacrime. La paura di non aver una casa e un lavoro sicuri…proprio quando pensavo fosse meglio non provarci più ecco il positivo.
I mesi passano in fretta e io sono fierissima della mia pancia, del mio bambino che non mi avrebbe mai più fatta sentire sola e che mi avrebbe fatta diventare importante e con un obiettivo nella vita. Avevo idealizzato la maternità.
Preparo tutto in modo meticoloso perché l’arrivo dalla mia nuova vita merita tutta la mia attenzione. Poi arrivata la data presunta del parto: non succede nulla. I giorni passano e il mio bambino non vuole saperne di nascere. Vedere le sue cose, la sua cameretta pronta, mi dò un enorme fastidio. Ho paura che possa andare storto qualcosa. Finalmente mi inducono il parto e a 41+5 dopo 19 ore finalmente nasce lui. Perfetto, bellissimo.
Io però non sento nulla, non sento amore; sono solo felice sia uscito dal mio corpo. Il ritorno a casa è molto traumatico, sopraffatta dalle cose da fare; le notti in bianco si accumulano e io ogni notte urlo sempre più forte al mio ragazzo di portarlo via, che non lo voglio, che voglio andare via.
Inizio a capire che ho un problema, un grosso problema. in tutto ciò l’allattamento non parte, arriva l’ingorgo e un principio di mastite. Arrivo al punto di aver paura di fargli del male. I coltelli, le finestre mi fanno sempre più impressione. In tutto questo nessuno mi è vicino.
Ai miei non dico nulla. Non si propongono di aiutarmi e io non chiedo aiuto. Sono convinta che non mi possano aiutare. Mi vergogno. Sono tornata bambina. Sono nel delirio più totale: passo dalle stelle alle stalle in 2 secondi, non ce la faccio, più mi sento annegare.
Una mattina decido di chiamare l’ostetrica del mio corso preparto, le parlo del mio disagio. Mi fa incontrare con la psicologa del consultorio. Appena la vedo scoppio in lacrime. Lei capisce che sto davvero male e mi indirizza da una psichiatra.
Tuttora dopo 15 mesi prendo un antidepressivo e sono in cura con la psicologa. Il consultorio della mia città mette a disposizione delle mamma bisognose una volontaria due ore a settimana che tiene il bimbo, al proprio domicilio. Ne è stata assegnata una anche a me, un vero angelo.
Capisco che ho toccato il fondo quando mi è venuto l’ istinto di buttare la carrozzina in mezzo la strada. Mi si è gelato il sangue.Ho stretto forte tra le mani le maniglie del passeggino.
A 15 mesi dal parto posso dire di stare bene, di aver trovato un equilibrio, sto molto meglio rispetto a un anno fa. Le paranoie rimangono eccome, ma meno forti….sono comunque una mamma che non lavora, sempre sola e senza aiuto da parte dei nonni che lavorano ancora.
Ho capito che la perfezione non esiste, la famiglia perfetta che mi ero creata nella mia testa non ci sarà mai perché nulla è perfetto. Alle mamma che stanno male e alle donne incinte vorrei passasse il messaggio che la depressione post partum non deve essere un tabù, che devono sapere che può accadere a ognuna di loro.
Solo sapendo di cosa si tratta, si può prevenire. Ora so che ho della rabbia repressa e sto lavorando per uscirne. La strada è ancoralunga ma sono convinta che ce la farò. Un anno fa non ci credevo, mi sentivo morire. Però quando vedo il mio bambino che mi sorride, che mi abbraccia forte e mi bacia mi si sciogli il cuore. E non c’è niente di più perfetto di un suo bacio.”
Valentina Colmi
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