A conti fatti sono quasi due mesi che non pubblico nulla sul sito. Sono stata attiva su Facebook, ma qui non riuscivo a scrivere perché mi sentivo in colpa verso di voi che mi avete sempre seguito. Sono stata male: ho avuto due attacchi di panico, ho avuto paura di morire. Non riuscivo a controllare l’ansia che avevo somatizzato per colpa di una storia molto pesante raccontatami da una madre a cui ho dovuto dire di smettermi di scrivere. L’ho tolta da Whatsapp, l’ho bannata da Facebook: purtroppo mi scriveva tutti i giorni e io non riuscivo a dirle che in realtà non fossimo amiche, come lei credeva, e ad un certo punto non sono stata in grado di gestire anche le sue emozioni e ne sono stata travolta. Non è stata colpa sua, ovviamente, ma mia che ho creduto che non avrei mai avuto più crisi e che sarei stata sempre bene.
Ho cambiato terapista e devo dire che mi trovo molto bene. Devo ancora lavorare molto, soprattutto per via della mia ansia del controllo: “Non è che avendo avuto la depressione post partum e essendone uscita poi sarai immune da tutto” mi ha detto la mia nuova psicologa. E’ vero. Eppure io pensavo di sì. Pensavo di poter insegnare agli altri, a voi mamme che mi chiedete aiuto e invece mi sembrava di prendervi in giro: come potevo farlo se io stessa mi sentivo fragile?
Eppure, paradossalmente, proprio nel momento in cui mi percepivo più debole, ho ricevuto più richieste da parte di tante madri che si sentivano in difficoltà: ho continuato a rispondere e a consigliare perché, incredibile a dirsi, voi avete continuato ad avere fiducia in me. Ho capito l’errore che avevo commesso: queste donne non avevano bisogno di un’amica, ma di informazioni. Non facevo il loro bene essendo sempre disponibile, ma dovevo essere cordiale e un veicolo per farle sentire meno sole. Ne ho indirizzata qualcuna in centri di aiuto, ho raccontato la mia storia, ho detto che si può guarire ma che non sono io a dire quando accadrà.
Eccomi di nuovo
A conti fatti sono quasi due mesi che non pubblico nulla sul sito. Sono stata attiva su Facebook, ma qui non riuscivo a scrivere perché mi sentivo in colpa verso di voi che mi avete sempre seguito. Sono stata male: ho avuto due attacchi di panico, ho avuto paura di morire. Non riuscivo a controllare l’ansia che avevo somatizzato per colpa di una storia molto pesante raccontatami da una madre a cui ho dovuto dire di smettermi di scrivere. L’ho tolta da Whatsapp, l’ho bannata da Facebook: purtroppo mi scriveva tutti i giorni e io non riuscivo a dirle che in realtà non fossimo amiche, come lei credeva, e ad un certo punto non sono stata in grado di gestire anche le sue emozioni e ne sono stata travolta. Non è stata colpa sua, ovviamente, ma mia che ho creduto che non avrei mai avuto più crisi e che sarei stata sempre bene.
Ho cambiato terapista e devo dire che mi trovo molto bene. Devo ancora lavorare molto, soprattutto per via della mia ansia del controllo: “Non è che avendo avuto la depressione post partum e essendone uscita poi sarai immune da tutto” mi ha detto la mia nuova psicologa. E’ vero. Eppure io pensavo di sì. Pensavo di poter insegnare agli altri, a voi mamme che mi chiedete aiuto e invece mi sembrava di prendervi in giro: come potevo farlo se io stessa mi sentivo fragile?
Eppure, paradossalmente, proprio nel momento in cui mi percepivo più debole, ho ricevuto più richieste da parte di tante madri che si sentivano in difficoltà: ho continuato a rispondere e a consigliare perché, incredibile a dirsi, voi avete continuato ad avere fiducia in me. Ho capito l’errore che avevo commesso: queste donne non avevano bisogno di un’amica, ma di informazioni. Non facevo il loro bene essendo sempre disponibile, ma dovevo essere cordiale e un veicolo per farle sentire meno sole. Ne ho indirizzata qualcuna in centri di aiuto, ho raccontato la mia storia, ho detto che si può guarire ma che non sono io a dire quando accadrà.
Che dire? bentornata, allora, a me.
Valentina Colmi
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