Oggi è la Giornata Mondiale contro la depressione. Perché scelgo di vivere ogni giorno.
Oggi, 7 aprile, è la Giornata Mondiale contro la depressione. Io e Barbara Damiano abbiamo deciso un mese fa di parlare delle nostre storie per testimoniare che la vita – anche quando davvero sei al limite delle forze e sei esausto – in qualche modo di sorprende sempre. E non sono solo parole: è la verità. Se fossimo in un film ad un certo punto ci troveremmo di fronte al punto di svolta, quello che ti fa decidere se prendere una decisione piuttosto che un’altra, oppure interverrebbe qualcosa – una persona, un evento scatenante o una particolare situazione – capace di invertire la rotta. Per noi è successo, non è impossibile. Si può. Questa è la mia testimonianza raccontata sotto forma di lettera alla me stessa di quasi 15 anni fa: una me stessa che si amava poco o nulla e che faceva perennemente finta. A lei va tutto il mio affetto: non sono stati anni facili, ma è ancora qui ed è stata più forte. Nonostante tutto.
Cara Valentina,
hai 20 anni o poco più. Ti aggiri per i corridoi dell’università con quella tua gonna lunga e il cappotto con le maniche di pelo, quasi come se provenissi dagli anni Settanta. Sì, perché tu fuori tempo ci sei sempre sentita: troppo avanti, o troppo indietro, mai alla giusta velocità.
Ti senti sola e fai finta di non esserlo. Pensi di non essere mai abbastanza. Di non avere la faccia giusta, di non essere sufficientemente intelligente o ironica. Bella no, non è certamente un aggettivo che ti si addice. Per quanto ti sforzi ti pare di non essere degna dell’attenzione di nessuno. Hai lo studio, i libri, ma per quanto tu sia brava, non sei la migliore e almeno in qualcosa vorresti distinguerti. Vorresti che le persone si rivolgessero a te perché sei davvero quella che ne sa di più su un argomento, o solo perché piace loro la tua compagnia.
Questi dovrebbero essere gli anni della spensieratezza, del tempo consumato a struggersi per l’amore, delle amicizie che ti sembrano eterne, dei viaggi, delle frasi sul quaderno e della poesia. Hai un mondo dentro, ma lo sai solo tu e forse Ilaria, tua sorella, la tua famiglia, la tua amica non del cuore – oltre al cuore c’è qualcosa d’altro? – anche se non siete parenti.
Eppure vorresti che tutto passasse in fretta. Vorresti diventare adulta e smettere di vivere nell’incertezza, nel non sapere che cosa farai in futuro, che cosa diventerai. Da “grande” sarai di più, anche se ora ti sembra lontanissima quella persona lì. Quando provi ad immaginarti ti accorgi che sei certa che finirai ad abitare da sola e condividerai con il microonde una cena riscaldata.
Eppure dirai a tutti che sei felice. Magari avrai un buon lavoro, ma non è la carriera quello che ti interessa. Quello che ti interessa è non dovere fingere che stia andando tutto bene. Un po’ come i tuoi capelli che anche se sei giovane sono già grigi e tu li copri con tinte dai colori improbabili.
Ti voglio bene, sai, Valentina. Perché quella persona lì aveva solo bisogno di sentirselo dire. E te lo dico ora che di anni ne sono passati: tutto quello che pensavi fosse impossibile si è avverato. Hai un uomo che ti ama, due figlie e non è che ciò fosse proprio scontato. Hai attraversato la depressione, forse il momento più vicino alla morte che tu abbia vissuto, eppure sei tornata arespirare e sei riuscita a capire che da ogni momento brutto può sempre germogliare qualcosa.
Quel qualcosa sono le mamme che hai aiutato con post-partum, le persone a cui tu dici che si può meravigliarsi della vita, ancora ancora e ancora, anche quando sei arrivata a disprezzarla. Sei forte. Lo sei, punto. Non c’è spazio per i “forse”, i “ma”, i “magari”. Lo sei, indicativo presente segno di certezza.
Ogni tanto mi capita di ripensare a quella creatura spaurita che temeva il mondo esterno. E quando succede ti abbraccio e ti sorrido commuovendomi pure un po’: in fondo per me – nonostante tutto – rimarrai ingenuamente bellissima e questo non credo sia proprio un male.
Ecco il post di Barbara su mammafelice
Foto credits: Pixabay
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