Perché avrei bisogno di piangere (e non ci riesco)

Stamattina facendo colazione ho trovato questo messaggio: “La pazienza paga”. Eppure mi pare che per il momento non funzioni. Il 14 giugno saranno 3 mesi da quando ho abortito. Tre mesi in cui io non abbia pensato un solo giorno a quello che mi è successo. Adesso avrei una piccola pancia di 4 mesi e forse saprei se avremmo avuto un’altra femmina o un maschio. Ho un’amica incinta che non riesco a vedere, non riesco proprio a condividere la sua gioia. L’altro giorno suo marito ci ha mandato le foto dei mobili che stanno montando per il bambino e un tempo avrei scritto molte parole piene di contentezza. Invece mi sono irrigidita e sono rimasta di pessimo umore per il resto della serata.

Ho girato un video su Facebook in cui chiedevo consigli su come superare questo momento. Vi ringrazio per il sostegno: in molte mi hanno detto che devo prendermi il mio tempo per elaborare tutto. E’ quello che penso anch’io, ma concretamente come si fa? Io – a parte quei giorni – non ho avuto il diritto di piangere. Perché la vita è più veloce, ci sono tante cose da fare e la sera sono sempre così stanca che mi addormento senza pensare a nulla. Non ho pianto ancora bene e quindi non riesco ad andare avanti.

Non ci riesco perché sono arrabbiata. Perché io? Ho già avuto la depressione post partum, non è abbastanza? Ho paura che non riuscirò ad avere più figli – lo so che ne ho già due ma non significa nulla – ho paura di rimanere sempre così incattivita. La terapia mi sta aiutando, ma per il resto devo far da sola. Sono esausta e nessuno che mi chieda come sto.

Ce l’ho anche con il mio corpo perché mi ha abbandonato, perché non riesce più a dare la vita, perché siamo stati lasciati da soli. Mi sento tradita, anche se so che sono cose che possono capitare (ma di cui non si parla). Lo so che dovrei vedere tutto il lato positivo della faccenda, ma ho bisogno di piangere. Ho IL DIRITTO DI PIANGERE E DI ESSERE IN LUTTO.

E non so quando potrò farlo.

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2 comments

  1. silvestra

    Se le cose per me fossero andate bene il 26 di questo mese avrei dovuto partorire, ogni giorno vado a prendere mio figlio e la mamma di un suo amico ha il pancione, aspetta un maschio, il seocndo, anche per lei il termine è il 26, lei partorirà, io no. Questi nove mesi li ho vissuti gardanndo il suo pancione che cresceva. Ho avuto altri aborti, ho un figlio fantastico, forse dovrei accontentarmi, fermarmi, non lo so. Anche io non ho avuto tempo per piangere bene e, onestamente, non voglio farlo, voglio solo guardare avanti.

    • Valentina Colmi

      Silvestra, la stessa cosa è capitata a me quando sono andata dal ginecologo. Stessa data presunta del parto della signora che mi ha preceduto. Lei partorirà, io no. E’ un dolore che non può capire chi non ci passa, soprattutto perché si tratta di una perdita difficile da spiegare a chi non la vive.

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