Ho letto la storia di Lucia su Vanity Fair: da giornalista e appassionata di fotografia, ha scelto di raccontare il proprio parto con un punto di vista privilegiato, ovvero quello di fotografare i suoi figli non appena sono venuti alla luce. Finalmente anche la nascita con il cesareo ha avuto una sua dignità, visto che spesso le immagini poetiche vengono associate al parto naturale. Mi ha molto incuriosito e ho provato a contattarla, anche in vista del libro sul parto cesareo che sto scrivendo. A voi quello che mi ha raccontato.
Lucia, hai partorito a gennaio due gemelli. Sapevi già che avresti fatto il cesareo e nel caso come hai preso la decisione dei medici?
Si, due bellissimi gemelli, Francesco e Camilla. Non sapevo sin da subito che avrei fatto il cesareo. Anzi, se si fossero stati girati per bene il mio ginecologo avrebbe optato per il parto naturale. Poi col passare del tempo abbiamo visto che non si giravano e così il cesareo era l’unica soluzione. Io l’ho presa bene devo dire. Non sono una di quelle fissate col parto naturale a tutti i costi.
Spesso il cesareo viene considerato una non nascita o un parto di serie .Tu come l’hai vissuto?
Io credo che l’esperienza del parto sia meravigliosa in ogni situazione. E non considero affatto di serie b il parto cesareo. Non è meno intensa come emozione. Questo l’ho sempre pensato…e avendolo fatto posso confermare. Ci vuole comunque tanta forza d’animo per affrontarlo. Ti lascia segni visibili per tutta la vita. Penso alla cicatrice per esempio.
Perché hai deciso di fotografare il tuo parto e come ti è venuta l’idea?
Sono appassionata di fotografia e mi sono imbattuta in qualche reportage. Quando ho scoperto di essere incinta ho cominciato a pensarci. Sono ormai in tanti ad entrare con attrezzature fotografiche in sala parto. Poi con l’avvento dell’iphone ormai è pieno di fotoracconti del parto. Ma io avevo voglia di raccontare il parto visto dagli occhi di una madre, a costo di scattare con le mani tremanti e con il risultato quindi che venisse un reportage pieno di foto mosse. Volevo condividere uno dei momenti più intensi per una donna.
Concretamente come si è realizzata? Immagino che tu ti sia dovuta prima mettere d’accordo con l’equipe…
Io della mia idea ne ho parlato con il mio ginecologo, Saverio Arena, che da subito ha appoggiato la mia idea per quanto folle e complicata poteva sembrare. E mi ha aiutato a renderla fattibile. Abbiamo dovuto chiedere l’autorizzazione per far entrare le attrezzature in sala operatoria. Incontrare l’anestesista per capire come avere almeno una mano libera. Comunque quando si decidono queste cose fino alla fine non sai se ce la farai fino in fondo. Di mezzo c’era un’emozione troppo grande. E invece è stato bello e naturale. Concentrarmi sugli scatti mi ha distolto da paure e ansie.
Spesso il parto vaginale viene considerato sinonimo di naturale, eppure spesso le donne vengono sottoposte a dei trattamenti che proprio naturali non sono: penso all’episiotomia, alla nascita con la ventosa, per non parlare della manovra di Kristeller che seppur vietata viene in alcuni casi ancora praticata. Tu cosa ne pensi?
Penso che di naturale non ci sia più un granchè. E va bene così. Quindi metto sullo stesso piano tutti i tipi di parto con le tecniche annesse. La manovra di Kristeller e la ventosa si effettuano in emergenza ma io credo che anche per esempio l’epidurale renda il parto non più naturale. Ma siamo nel 2017, è giusto che ci si approcci a metodi diversi, che consentano una riduzione dei rischi e perché no una riduzione del dolore.
Alcuni ospedali permettono il cesareo “dolce”: è segno di una maggiore attenzione verso le mamme?
Decisamente si. Io ho provato questa esperienza e posso confermare che il cesareo cosiddetto“dolce” è meno invasivo, il recupero è più veloce e la cicatrice è meno evidente. E’ giusto dare maggiore attenzione alle mamme. E’ un momento della vita particolare. Dopo il parto seguono giorni davveroimpegnativi e c’è la necessità di tornare al più presto in forma per stare dietro ai nuovi arrivati.
Come ti sei sentita dopo il parto e come ti senti ora – fisicamente ed emotivamente?
Appena dopo il parto benissimo. Poi è seguito qualche giorno in cui sono stata dolorante. Sono stati pochi giorni, ma alla sofferenza fisica si è aggiunta quella emotiva perché avevo i piccoli in Tin. E finchè non sono usciti da lì è stata davvero dura. Poi è stato sì stancante ma davvero meraviglioso.
Lo rifaresti?
Ma certo che lo rifarei. E’ stata l’esperienza più bella di tutta la mia vita.
“Il cesareo? L’esperienza più bella della mia vita”: Lucia, che ha fotografato il suo parto
Ho letto la storia di Lucia su Vanity Fair: da giornalista e appassionata di fotografia, ha scelto di raccontare il proprio parto con un punto di vista privilegiato, ovvero quello di fotografare i suoi figli non appena sono venuti alla luce. Finalmente anche la nascita con il cesareo ha avuto una sua dignità, visto che spesso le immagini poetiche vengono associate al parto naturale. Mi ha molto incuriosito e ho provato a contattarla, anche in vista del libro sul parto cesareo che sto scrivendo. A voi quello che mi ha raccontato.
Lucia, hai partorito a gennaio due gemelli. Sapevi già che avresti fatto il cesareo e nel caso come hai preso la decisione dei medici?
Si, due bellissimi gemelli, Francesco e Camilla. Non sapevo sin da subito che avrei fatto il cesareo. Anzi, se si fossero stati girati per bene il mio ginecologo avrebbe optato per il parto naturale. Poi col passare del tempo abbiamo visto che non si giravano e così il cesareo era l’unica soluzione. Io l’ho presa bene devo dire. Non sono una di quelle fissate col parto naturale a tutti i costi.
Spesso il cesareo viene considerato una non nascita o un parto di serie .Tu come l’hai vissuto?
Io credo che l’esperienza del parto sia meravigliosa in ogni situazione. E non considero affatto di serie b il parto cesareo. Non è meno intensa come emozione. Questo l’ho sempre pensato…e avendolo fatto posso confermare. Ci vuole comunque tanta forza d’animo per affrontarlo. Ti lascia segni visibili per tutta la vita. Penso alla cicatrice per esempio.
Perché hai deciso di fotografare il tuo parto e come ti è venuta l’idea?
Sono appassionata di fotografia e mi sono imbattuta in qualche reportage. Quando ho scoperto di essere incinta ho cominciato a pensarci. Sono ormai in tanti ad entrare con attrezzature fotografiche in sala parto. Poi con l’avvento dell’iphone ormai è pieno di fotoracconti del parto. Ma io avevo voglia di raccontare il parto visto dagli occhi di una madre, a costo di scattare con le mani tremanti e con il risultato quindi che venisse un reportage pieno di foto mosse. Volevo condividere uno dei momenti più intensi per una donna.
Concretamente come si è realizzata? Immagino che tu ti sia dovuta prima mettere d’accordo con l’equipe…
Io della mia idea ne ho parlato con il mio ginecologo, Saverio Arena, che da subito ha appoggiato la mia idea per quanto folle e complicata poteva sembrare. E mi ha aiutato a renderla fattibile. Abbiamo dovuto chiedere l’autorizzazione per far entrare le attrezzature in sala operatoria. Incontrare l’anestesista per capire come avere almeno una mano libera. Comunque quando si decidono queste cose fino alla fine non sai se ce la farai fino in fondo. Di mezzo c’era un’emozione troppo grande. E invece è stato bello e naturale. Concentrarmi sugli scatti mi ha distolto da paure e ansie.
Spesso il parto vaginale viene considerato sinonimo di naturale, eppure spesso le donne vengono sottoposte a dei trattamenti che proprio naturali non sono: penso all’episiotomia, alla nascita con la ventosa, per non parlare della manovra di Kristeller che seppur vietata viene in alcuni casi ancora praticata. Tu cosa ne pensi?
Penso che di naturale non ci sia più un granchè. E va bene così. Quindi metto sullo stesso piano tutti i tipi di parto con le tecniche annesse. La manovra di Kristeller e la ventosa si effettuano in emergenza ma io credo che anche per esempio l’epidurale renda il parto non più naturale. Ma siamo nel 2017, è giusto che ci si approcci a metodi diversi, che consentano una riduzione dei rischi e perché no una riduzione del dolore.
Alcuni ospedali permettono il cesareo “dolce”: è segno di una maggiore attenzione verso le mamme?
Decisamente si. Io ho provato questa esperienza e posso confermare che il cesareo cosiddetto “dolce” è meno invasivo, il recupero è più veloce e la cicatrice è meno evidente. E’ giusto dare maggiore attenzione alle mamme. E’ un momento della vita particolare. Dopo il parto seguono giorni davvero impegnativi e c’è la necessità di tornare al più presto in forma per stare dietro ai nuovi arrivati.
Come ti sei sentita dopo il parto e come ti senti ora – fisicamente ed emotivamente?
Appena dopo il parto benissimo. Poi è seguito qualche giorno in cui sono stata dolorante. Sono stati pochi giorni, ma alla sofferenza fisica si è aggiunta quella emotiva perché avevo i piccoli in Tin. E finchè non sono usciti da lì è stata davvero dura. Poi è stato sì stancante ma davvero meraviglioso.
Lo rifaresti?
Ma certo che lo rifarei. E’ stata l’esperienza più bella di tutta la mia vita.
Foto credits: Lucia Caruso
Valentina Colmi
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