Non ho l’aria della pazza, non vado in giro a parlare da sola dicendo frasi sconnesse. Anzi.
Sono proprio normale. Faccio cose normali. Non ho nemmeno avuto una vita infelice, anzi.
Eppure la depressione post partum ha colpito anche me. In questo è molto democratica: non è che perché sei ricco allora sei immune. Si mormorava che dopo la nascita del figlio George persino la principessa Kate Middleton ne avesse sofferto, ma ovviamente, se mai sia stato vero, tutto è stato posto sotto silenzio per la solita storia del “succede, ma non si può dire”.
Io invece lo dico e non me ne vergogno. Cosa c’è da nascondere? Che poi se le donne, le mamme, avessero il coraggio di aprirsi di più, di dire “non amo mio figlio, ma posso imparare a farlo”, quanta angoscia si eviterebbe. Non ho amato Paola quando è nata e non l’ho amata per diverso tempo. Diciamo fino a quando non ha veleggiato verso i 6 mesi. E quando l’ho detto alla mia terapeuta mi ha risposto che molte donne in cura la pensano come me.
I primi mesi di vita del bambino tu non esisti. Magari ci proveresti anche a trovare uno spazietto per te, a uscire un’ora anche solo per andare al supermercato (e me lo ricordo come uno dei momenti più rilassanti) oppure senza avere una meta. Uscire. Fuggire da quella prigione che è diventata la tua casa, dove tu, fino a qualche tempo prima eri stata tanto comoda.
Il bambino assorbe tutte le tue energie. Tu sei sua. Il tuo corpo è suo. E non ci puoi fare niente. Ti svegli, se mai hai chiuso occhio, pensando a come incastrare la tua vita, quella composta da gesti così ripetitivi da annoiarti nell’esistenza precedente – fare colazione con calma, una doccia, leggere qualche pagina di libro – con quella del bimbo. E’ solo un dare. Dare. Dare. Senza soluzione di continuità.
Questo lo sapevi anche prima, ti dicono quando provi a spiegare che non stai bene. Credevi che diventare madre sarebbe stata una passeggiata? No, certo che no, ma perché nessuno mi ha mai detto la verità? Che sarei stata orrendamente triste e invidiosa in modo patetico di chi non ha figli e che ancora può godersi la vita?
“Poi passa” ti dici. Ma invece il malessere non passa, anzi: diventa sempre più grande e più pauroso. E tu spingi te stessa ancora più a fondo, perché hai tutto per essere felice. Ma di quella felicità non sai che fartene. Vorresti tornare indietro a quando ti sembrava che tutto fosse leggero. Aspettare di essere più pronta. Ma la verità è che la maternità è un vaso di Pandora: i nodi della vita vengono al pettine. E lo hanno fatto proprio quando non me lo aspettavo.
Perché non si dice di aver la depressione post partum? Perché no. E non mi sembra una risposta.
Perché non si dice di avere la depressione post partum?
Io sono una persona normale.
Non ho l’aria della pazza, non vado in giro a parlare da sola dicendo frasi sconnesse. Anzi.
Sono proprio normale. Faccio cose normali. Non ho nemmeno avuto una vita infelice, anzi.
Eppure la depressione post partum ha colpito anche me. In questo è molto democratica: non è che perché sei ricco allora sei immune. Si mormorava che dopo la nascita del figlio George persino la principessa Kate Middleton ne avesse sofferto, ma ovviamente, se mai sia stato vero, tutto è stato posto sotto silenzio per la solita storia del “succede, ma non si può dire”.
Io invece lo dico e non me ne vergogno. Cosa c’è da nascondere? Che poi se le donne, le mamme, avessero il coraggio di aprirsi di più, di dire “non amo mio figlio, ma posso imparare a farlo”, quanta angoscia si eviterebbe. Non ho amato Paola quando è nata e non l’ho amata per diverso tempo. Diciamo fino a quando non ha veleggiato verso i 6 mesi. E quando l’ho detto alla mia terapeuta mi ha risposto che molte donne in cura la pensano come me.
I primi mesi di vita del bambino tu non esisti. Magari ci proveresti anche a trovare uno spazietto per te, a uscire un’ora anche solo per andare al supermercato (e me lo ricordo come uno dei momenti più rilassanti) oppure senza avere una meta. Uscire. Fuggire da quella prigione che è diventata la tua casa, dove tu, fino a qualche tempo prima eri stata tanto comoda.
Il bambino assorbe tutte le tue energie. Tu sei sua. Il tuo corpo è suo. E non ci puoi fare niente. Ti svegli, se mai hai chiuso occhio, pensando a come incastrare la tua vita, quella composta da gesti così ripetitivi da annoiarti nell’esistenza precedente – fare colazione con calma, una doccia, leggere qualche pagina di libro – con quella del bimbo. E’ solo un dare. Dare. Dare. Senza soluzione di continuità.
Questo lo sapevi anche prima, ti dicono quando provi a spiegare che non stai bene. Credevi che diventare madre sarebbe stata una passeggiata? No, certo che no, ma perché nessuno mi ha mai detto la verità? Che sarei stata orrendamente triste e invidiosa in modo patetico di chi non ha figli e che ancora può godersi la vita?
“Poi passa” ti dici. Ma invece il malessere non passa, anzi: diventa sempre più grande e più pauroso. E tu spingi te stessa ancora più a fondo, perché hai tutto per essere felice. Ma di quella felicità non sai che fartene. Vorresti tornare indietro a quando ti sembrava che tutto fosse leggero. Aspettare di essere più pronta. Ma la verità è che la maternità è un vaso di Pandora: i nodi della vita vengono al pettine. E lo hanno fatto proprio quando non me lo aspettavo.
Perché non si dice di aver la depressione post partum? Perché no. E non mi sembra una risposta.
Valentina Colmi
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