Ausl di Reggio Emilia e il progetto ‘Mamme nel Pallone’

mamma depressa

Noi abbiamo cercato di fare un lavoro proprio in questo senso: cercare di dare un’immagine meno idilliaca, schematica e idealizzata della maternità’

Dove.

Consultorio Familiare dell’Ausl  pad. Bertolani
Via Amendola 2, Reggio Emilia
Tel. 0522/335552; 0522/335767
E-mail: info.mamme@ausl.re.it

Perché.

Ho avuto modo di parlare con la psicologa Piera Bevolo e con l’ostetrica Paola Ferretti, che lavorano per l’Ausl di Reggio Emilia. Devo dire che il percorso che compiono con le mamme e i papà è veramente straordinario: la chiacchierata con loro mi ha fatto molto pensare, perché  a volte per evitare di ritrovarsi completamente impreparate dopo la nascita di tuo figlio, basterebbe veramente poco. Magari dire la verità. Magari.

Quando nasce il progetto Mamme nel Pallone?

Il sito nasce ufficialmente nel 2006 ed è  frutto del lavoro precedente e continuativo delle operatrici del Consultorio Familiare di Reggio Emilia e di varie sinergie come quelle tra pediatri, psicologi e ostetriche.

Come vengono a conoscenza della vostra presenza sul territorio (lo dicono in ospedale, lo scoprono su internet, parlando con le amiche…)?

Le mamme si presentano da noi per essere seguite in gravidanza, il nostro consultorio è una struttura molto conosciuta, anche se poi arrivano qui anche attraverso il sito e il passaparola.

Qual è la prima cosa che fate quando una mamma viene da voi sospettando di avere la depressione post partum? 

In realtà le donne vengono da noi già prima, durante la gravidanza. Attraverso un progetto regionale (Progetto Gravidanza Fisiologica) l’ostetrica segue le mamme per nove mesi, ha un rapporto con loro durante la gravidanza per i controlli e tutte le necessità. Le conosce e entra in relazione con loro. Le mamme (anche quelle non seguite) possono accedere ai corsi di preparazione alla nascita nell’ultimo periodo della gravidanza. I corsi parto sono molto frequentati, così abbiamo anche modo di conoscere delle situazioni che possono verificarsi e rilevare i problemi, le difficoltà insorgenti. Inoltre, le future mamme sono in contatto con le ostetriche, hanno il loro numero di telefono.

Indicativamente ogni mese facciamo uno-due corsi pre parto con circa 13 donne e relativi partner: i corsi sono aperti a tutte le etnie, Ci sono corsi dedicati donne arabe e cinesi che non parlano italiano; con la presenza delle mediatrici linguistico-culturali. Inoltre teniamo degli incontri specifici, a tema  sull’allattamento o sul diventare genitori. All’anno raggiungiamo circa 1000 persone, cerchiamo di lavorare sul terreno preventivo.

La DPP ha a che fare con la persona o con l’ambiente? Mi spiego: una persona magari cresciuta in un ambiente socio economico più elevato ha le stesse probabilità di andare in contro ad una persona con meno mezzi o è la psiche che ne determina l’insorgenza? 

Certamente dipende dalla fase della vita che una persona attraversa. Noi seguiamo il modello bio-psico- sociale, quello che tiene conto delle condizioni fisiche,  delle condizioni socio economiche, delle relazioni e delle condizioni personali. La psiche è una di queste componenti, ma sono un’insieme di elementi che possono creare l’insorgere della DPP e i servizi hanno un ruolo importante nel prevenire e nel riconoscere questo disturbo.
Le difficoltà emotive di una mamma/coppia vanno lette in modo complesso e non banalizzate o schematizzate nelle cause, ogni storia è specifica e va vista nella sua particolarità.

Secondo voi le donne durante la gravidanza ricevono abbastanza informazioni sulle difficoltà della maternità?

Noi abbiamo cercato di fare un lavoro proprio in questo senso: cercare di dare un’immagine meno idilliaca, schematica e idealizzata della maternità, in modo tale che le madri si rendano conto che certe situazioni sono anche fisiologicamente nell’assoluta normalità  – ad esempio la stanchezza –  cosa che spesso si tende a trascurare. In un processo di cambiamento, la naturalità degli eventi comprende anche la difficoltà ed i sentimenti di tristezza, confusione, preoccupazione.

La depressione post partum si può prevenire? Può ripresentarsi con altre gravidanze? 

Come dicevamo prima, noi lavoriamo affinché la DPP non si presenti. Escludere il rischio per altre gravidanze non è possibile, anche se è più frequente nella prima gravidanza, quando si verifica un grosso cambiamento e bisogna assestarsi anche come coppia. Una donna che riesce a superarla è comunque più sensibile ed ha una sorta di protezione, di attenzione ai suoi sentimenti più “allenata” che la può guidare per una seconda gravidanza.

Il ruolo del padre influisce sull’insorgenza della DPP? 

Una donna che deve affrontare una gravidanza da sola sicuramente va incontro ad un affaticamento emotivo, ma anche a dei concreti problemi economici ed organizzativi. I papà hanno una funzione importante nel contenimento delle ansie della neo mamma; sono veramente fondamentali, anche perché per molti problemi bisogna confrontarsi e affrontarli in due. Inoltre il papà è molto utile perché aiuta a riportare la donna in una dimensione di realtà, che sicuramente i primi tempi in parte viene messa in ombra, perché la mamma è concentrata e coinvolta nell’intimità con il bambino. Noi facciamo 7 incontri prima della nascita e 1 incontro dopo, con i bambini: In almeno 4 di questi incontri ci sono anche i papà che così possono imparare una serie di esercizi per il parto, ragionare sul dopo, sulla genitorialità, vengono messi al corrente delle difficoltà. Il passaggio dall’essere in due a diventare tre riguarda entrambi! E poi cerchiamo appunto di ridimensionare le aspettative della maternità, di renderle più concrete.

Secondo la vostra esperienza, il modo in cui viene raccontata la maternità dai media (penso ad esempio alle donne dello spettacolo che partoriscono e il giorno dopo lavorano) contribuisce a far sentire le donne “normali” più fragili?

Quando le donne vengono al corso pre parto ci sono condizioni diverse: da una parte persone/coppie che si preparano alla maternità con tutte le tutele del caso, dall’altra parte grosse difficoltà: ad esempio il problema lavoro molte donne rischiano di venire licenziate proprio perché diventano mamme. La maternità non deve essere idealizzata, con mamme wonder woman che dopo pochi giorni desiderano ritrovare la forma fisica e tornare immediatamente al lavoro. Al tempo stesso bisogna riconoscerla come valore sociale, non ostacolarla. C’è poi la questione del cambiamento del corpo: è naturale che il corpo cambi, è come quando si diventa adolescenti e non si sa come diventerà, se piacerà. Dopo la gravidanza ci si confronta con una situazione nuova e complessa. In questo passaggio possono fare molto i papà, nel riconoscere la nuova bellezza del corpo femminile.

E’ vero che un parto cesareo può contribuire nell’insorgenza della DPP?

L’esperienza con il  proprio bimbo non deve basarsi su aspettative troppo rigide o schematiche, come ad esempio è positivo solo il parto naturale o solo l’allattamento al seno. Ovviamente ci sono dei vantaggi per queste pratiche e questi vengono detti, ma la relazione con il bambino viene complicata se si insiste solo su un aspetto troppo concreto, come sull’allattamento. La mamma mette già tutta se stessa a disposizione nella relazione col bimbo; la nascita propone esperienze emotive diverse e inaspettate, la realtà ci sorprende sempre e dobbiamo trovare un aggiustamento interiore. Bisogna ragionare sulla naturalità del parto, considerandone anche la fatica.

La difficoltà di alcune donne poi è quella di farsi aiutare; ad esempio sulla questione dell’allattamento i padri sono fondamentali. Agli incontri che organizziamo spieghiamo che cosa possono fare, dicendo magari alla neo mamma di lasciar perdere la pulizia della casa o la spesa. I mariti in questo modo si sentono molto coinvolti e la donna sa che riguardo all’allattamento non è da sola, ma c’è tutto il personale sanitario che può darle una mano e che può aiutarla ad affrontare il senso di inadeguatezza. Anche il padre comunque può andare incontro alla depressione per via della nuova responsabilità.

Una mamma che invece ha superato la depressione diventa più sensibile, aiuta maggiormente le neo mamme che stanno attraversando un periodo difficile: è importante che una donna sappia, magari da un’altra mamma che ci è passata, che ne uscirà.  Noi invitiamo le mamme/coppie, sul sito “Mamme nel Pallone”, a scrivere, mettere nero su bianco, scambiare l’esperienza con altre mamme  aiuta. Anche molti papà scrivono.

La DPP e’ ancora tabù? Lo chiedo perché quando dico che ho sofferto di depressione post partum, la mia sensazione è che tra donne si faccia molta fatica a parlarne, quasi come se si dovesse essere una sorta di censura. 

Purtroppo oggi si prediligono ancora il confronto e la competizione, piuttosto che la solidarietà e l’ impegno. Qui nella nostra provincia e anche in Emilia Romagna ci sono dei “gruppi di sostegno”, ci sono dei luoghi di incontro per i neo-genitori come i Centri per le Famiglie. Noi incentiviamo la rete tra mamme, ci crediamo molto, anche per fronteggiare l’assestamento del primo anno.

Le vostre prossime iniziative? 

Miriamo a raccogliere il materiale del sito e a raccontare sempre meglio negli incontri con le donne e con le neo famiglie la fragilità e la potenzialità  della maternità, perché è molto importante e non bisogna negarla né sottovalutarla. E’ un capitale sociale ed una fonte di ricchezza nelle relazioni fondamentale per tutti.

 Foto credits: dal web  

Leave a Reply

*

Next ArticleIn Lombardia 1 mamma su 3 soffre di depressione post partum