La mia depressione post partum: un racconto

Io e Paola

Sono diventata mamma. Eppure non voglio più esserlo.

Il primo ricordo che ho di quando mi sono svegliata dall’anestesia totale del mio parto cesareo è orologio che segnava le otto meno venti di sera. Io ero in travaglio dalle 3 di notte. In quel momento ho realizzato. La pancia c’era ancora, ero piena di tubi e aghi e volevo solo dormire.

Quando ho visto mia figlia non ho sentito niente.  Mi sembrava un’estranea, per questo aspettavo un segno. E l’amore che mi avrebbe dovuto travolgere? E la gioia di guardarla negli occhi che mi avrebbe fatto dimenticare ogni fatica? L’ultima cosa che volevo era occuparmi di lei. Avevo tanto sonno, volevo addormentarmi sperando che fosse stato un sogno. Che non ero diventata mamma così, anzi che mamma non lo ero proprio Presto  – mi dicevo speranzosa – tutto sarebbe finito: sarei tornata a casa, arrivederci e grazie. Avrei ripreso la mia vita di prima come se niente fosse: perché quella bambina non poteva far parte della mia quotidianità. Non ci entrava, non si incastrava, non era per me.

Ero gonfia, sfatta, il mio seno non era quello che conoscevo. Volevo essere di nuovo io. Dove sei Valentina? mi ripetevo. Silenzio. Era come se fossi diventata afasica. Con mia figlia, che pure avevo tanto voluto, ero un’analfabeta.

Quando sono tornata a casa ci sono stati dei momenti molto difficili. Piangevo e piangevo. Dove sei Valentina? Silenzio ancora. Tutti attorno a me dicevano che dovevo essere contenta, che dovevo tornare alla normalità. Ma come fate a non capire che la vita di prima non ci sarà mai più?

Povera bambina, che madre ti è capitata. Me lo ripetevo continuamente, perché l’immagine che avevo in mente di me stessa come genitore non corrispondeva alla realtà: non ero né forte, né sicura, né amorevole. Solo esausta e angosciata e terrorizzata di stare sola con lei.

Poi una sera è successo qualcosa: ho visto nel volto di mia figlia il meraviglioso. Aveva gli occhi così spalancati di gioia non so neanche per quale motivo, che mi ha fatto sentire tanto piccola. E allora ho deciso che forse avrei dovuto chiedere aiuto, perché avevo il dovere di gioire con lei. Che mamma avrei potuto imparare ad esserlo insieme a lei.  Incominciare un viaggio fatto prima di momenti, poi di giornate buone, poi di mesi che diventeranno anni. Non si risolverà tutto con uno schiocco di dita. Sarò ancora fragile. Ma alla domanda: dove sei Valentina? comincio a sentire una flebile voce.

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7 comments

  1. Pingback: Palmira Montrone e Loredana Tallarico: come la psicologia spiega la depressione post partum – post-partum.it

  2. Alessia_mamachegioia

    Ciao, ho le lacrime agli occhi!!! Quello del post parto è un momento delicatissimo e difficile x noi mamme, sono diventata mamma x la seconda volta da 4 mesi e ti capisco.
    Se ti va passa da me http://www.mammachegioia.it

  3. Monica

    Senza parole, ma volevo farti sapere che ti ho letto e che ci credo.

    • Valentina Colmi

      Il fatto che ci credi per me è già una vittoria, grazie!

  4. Tamix

    Leggo di te e mi sembra che parli di me… con un’eccezione (che poco cambia ma mi ha fatto male) … io quella felicità sublime, iniziale, l’ho provata… estasi! Poi il baby blues a casa… ma sono uscita anche da lì… e adesso… a 5 mesi dalla nascita… il baratro! Che madre sono? Perché non voglio spendere il mio tempo a giocare con lei che mi guarda con quel sorriso che chiede solo amore? Sono un mostro? Un’aliena?!… no sono malata di un male subdolo e sordo… e queste testimonianze mi sono di conforto perché mi fanno capire che non sono una Mosca bianca e c’è la possiamo fare… è dura… ho paura… ma si va avanti. Grazie

    • Valentina Colmi

      Sei una madre che non fa finta di niente e che per questo ama sua figlia.

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