Ieri una mia cara amica mi ha comunicato di essere incinta. E’ alla fine del terzo mese. E per tutta la felicità che ho provato per lei, davvero tanta, mi è venuta anche molta malinconia.
Nonostante sia passato già un anno dalla nascita di Paola, io vivo in una sorta di buco nero. Non mi ricordo tante cose di lei e per questo invidio un po’ chi è in dolce attesa. Perché vorrei ritornare indietro nel tempo e fare tutto in modo diverso. Essere più consapevole. I primi mesi non la volevo neanche quasi vedere: mi sembrava davvero troppo occuparmi di lei, dei suoi bisogni. Mio marito per farmi riposare mi faceva andare a letto prima e dava lui il biberon della notte.
Non ho memoria di tante prime volte. Ad esempio di quando l’ho presa in braccio. Ho questa vaga immagine di me e di lei la prima notte in ospedale quando io cercavo di non schiacciarla visto che me l’avevano lasciata nel letto (e il mio raccontovi farà capire che non ho avuto affatto un parto semplice). Ricordo questa neonata tutta capelli, sudata, con gli occhietti chiusi che forse era spaventata quanto me per essere venuta al mondo. Ogni tanto mi svegliavo e la guardavo e mi dicevo: “Ma lei è davvero mia?”. L’ho avuta in pancia per nove mesi eppure mi sembrava un incubo averla accanto a me.
Quando ho raccontato questo fatto alla mia psicoterapeuta mi ha chiesto se le avessi mai parlato mentre era nel pancione. Io ho detto di no. Non ho mai cercato di instaurare alcun legame, anche perché mi sentivo stupida a creare un dialogo con una parte del mio corpo. Pensavo che sarebbe stato tutto automatico una volta che l’avessi vista.
Io non mi consideravo ‘mentalmente’ incinta: sì, vedevo la pancia crescere, sentivo la bimba muoversi, ma era come se stesse accadendo a qualcun’altra. Tant’è che cercavo di fare il più possibile la stessa vita di prima che fossi in dolce attesa, senza rifletterci troppo.
Mi sento molto in colpa nei confronti di mia figlia per non averla vissuta come avrei potuto. Certo, ora è qui e cerco di starle il più possibile vicino, ma mi sono persa dei momenti che non torneranno più. A volte è davvero difficile credere di essere una buona mamma.
Buchi neri.
Ieri una mia cara amica mi ha comunicato di essere incinta. E’ alla fine del terzo mese. E per tutta la felicità che ho provato per lei, davvero tanta, mi è venuta anche molta malinconia.
Nonostante sia passato già un anno dalla nascita di Paola, io vivo in una sorta di buco nero. Non mi ricordo tante cose di lei e per questo invidio un po’ chi è in dolce attesa. Perché vorrei ritornare indietro nel tempo e fare tutto in modo diverso. Essere più consapevole. I primi mesi non la volevo neanche quasi vedere: mi sembrava davvero troppo occuparmi di lei, dei suoi bisogni. Mio marito per farmi riposare mi faceva andare a letto prima e dava lui il biberon della notte.
Non ho memoria di tante prime volte. Ad esempio di quando l’ho presa in braccio. Ho questa vaga immagine di me e di lei la prima notte in ospedale quando io cercavo di non schiacciarla visto che me l’avevano lasciata nel letto (e il mio racconto vi farà capire che non ho avuto affatto un parto semplice). Ricordo questa neonata tutta capelli, sudata, con gli occhietti chiusi che forse era spaventata quanto me per essere venuta al mondo. Ogni tanto mi svegliavo e la guardavo e mi dicevo: “Ma lei è davvero mia?”. L’ho avuta in pancia per nove mesi eppure mi sembrava un incubo averla accanto a me.
Quando ho raccontato questo fatto alla mia psicoterapeuta mi ha chiesto se le avessi mai parlato mentre era nel pancione. Io ho detto di no. Non ho mai cercato di instaurare alcun legame, anche perché mi sentivo stupida a creare un dialogo con una parte del mio corpo. Pensavo che sarebbe stato tutto automatico una volta che l’avessi vista.
Io non mi consideravo ‘mentalmente’ incinta: sì, vedevo la pancia crescere, sentivo la bimba muoversi, ma era come se stesse accadendo a qualcun’altra. Tant’è che cercavo di fare il più possibile la stessa vita di prima che fossi in dolce attesa, senza rifletterci troppo.
Mi sento molto in colpa nei confronti di mia figlia per non averla vissuta come avrei potuto. Certo, ora è qui e cerco di starle il più possibile vicino, ma mi sono persa dei momenti che non torneranno più. A volte è davvero difficile credere di essere una buona mamma.
Valentina Colmi
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