“Una mamma felice è prima di tutto una donna che ha fatto pace con se stessa, e che non smette di essere se stessa anche come madre”.
Barbara Damiano è una mamma – e donna – felice, di nome e di fatto. Conosciuta appunto sul web come mammafelice, è tra le prime blogger italiane, segno evidente di quanto abbia compreso in tempi non sospetti tutte le potenzialità della rete. mammafelice.it è uno dei siti più conosciuti in internet: punto di riferimento per una tribù di mamme e non solo, conta più di 98.600 fan su facebook ed è tra i primi 1000 siti italiani più importanti in assoluto. Dal suo lavoro on line sono poi nati anche due libri, “Il manuale pratico della felicità” e “Mammafelice: essere mamma senza rinunciare a se stessa”. Ecco a voi che cosa ha raccontato, ma prima un appunto personale: grazie Barbara, perché la tua determinazione nella ricerca del benessere personale spero sia di aiuto a tante donne e mamme che invece si trovano in un periodo buio della loro vita. Questa intervista a me ha messo subito il buon umore e la voglia di fare:)
Barbara, una domanda che ti avranno fatto in tanti: come si fa ad essere una “mamma felice”?
Non esiste una ‘mamma’ felice: esistono le DONNE felici. Donne che prima di essere madri riescono a diventare se stesse in modo profondo, totale, intimo. Donne realizzate prima di tutto come persone, come lavoratrici, come individui unici e speciali. Donne che accettano se stesse, si amano, imparano a perdonarsi e ad accettare i propri limiti. Una mamma felice è prima di tutto una donna che ha fatto pace con se stessa, e che non smette di essere se stessa anche come madre. Come dico sempre, fare la mamma è ‘solo’ una delle cose bellissime che possono accadere nella vita di una donna.
Tu come hai vissuto il fatto di essere diventata mamma? Quando eri incinta immaginavi che tipo di madre saresti stata?
La mia idea di maternità, a livello personale, è legata a un percorso di maturazione e di presa di coscienza progressiva – conoscermi e accettarmi a tal punto da poter accogliere un figlio dentro di me, nel mio corpo e soprattutto nella mia testa e nel mio cuore. Ho sempre e solo voluto essere me stessa: la migliore versione possibile di me stessa. Quella che riconosce di avere dei limiti, ma sa risolverli in modo creativo. Quella che riconosce la delicatezza di un figlio e ne è allo stesso tempo spaventata ed affascinata.
Sul tuo sito mammafelice.it hai scritto un articolo che parla di depressione post partum, a cui sono seguiti molti commenti. Forse quello più ricorrente è “non se ne parla mai abbastanza”. Tu che sei una blogger tra le più conosciute della rete come te lo spieghi? Ed eventualmente, visto che le mamma blogger hanno raggiunto negli anni molta autorevolezza, cosa si può fare affinché si possa raccontare la maternità con i suoi chiaroscuri?
Essere ‘depressi’ è un fallimento personale – molti pensano. Un fallimento della persona che non è riuscita a fare la cosa più ‘semplice’ del mondo, la cosa che ‘tanto hanno fatto milioni di donne prima di te’. Per quello spesso si parla poco di depressione post partum: perché si pensa ad una sorta di colpevolezza della madre che non è riuscita a fare alla perfezione ciò che il suo sacro ruolo le impone. Le donne, inoltre, in Italia, sono sole: non c’è più, in molti casi, una solida rete familiare a sostenerle; manca del tutto un servizio nazionale dedicato al post parto, e i compagni o le compagne sono spesso assenti. Ci serve un cambiamento culturale, fortissimo: – creare una struttura nazionale di sostegno al post parto, con ostetriche specializzate in allattamento e in depressione post partum, ma anche con un solido aiuto concreto sulle attività che riguardano il puerpuerio; – creare una nuova generazione di famiglia: una famiglia in cui ci sia parità totale nella gestione dei figli, della casa e di conseguenza anche del lavoro: sostengo l’importanza del lavoro per le donne, tutte, e della ripartizione dei compiti tra la coppia.
La depressione post partum può essere causata da un’insieme di fattori, tra cui anche quelli economici. Sei diventata mamma poco tempo dopo aver cominciato la tua carriera di blogger: hai mai avuto momenti di tristezza, pensando magari di non riuscire a conciliare il tuo essere madre e i tuoi sogni?
Ho avuto una fortuna: non ho sofferto di depressione post partum. I miei momenti di sconforto derivavano dalla fisiologica stanchezza di avere a che fare con un neonato completamente da gestire e accudire. Avendo toccato con mano la depressione durante l’adolescenza, penso che non avrei potuto deprimermi sui miei sogni, ma più che altro sulle mie eventuali capacità di madre. I sogni – secondo me, per fortuna – non dovrebbero mai deprimerci: sia quelli realizzabili, sia quelli irrealizzabili. I sogni sono fatti apposta per restare confinati in una situazione di felicità. Se parliamo di lavoro, non parliamo di sogni: parliamo di obiettivi. I sogni non ci predispongono davvero a un cambiamento, gli obiettivi sì. E in quel caso si tratta di un cambiamento possibile, che dobbiamo fare noi: nessuno può cambiare la nostra vita al posto nostro.
Quanto è importante il ruolo dei papà quando si diventa mamma?
I papà sono egualmente importanti come le mamme: per me i due ruoli sono intercambiabili, e non penso che il papà diventi importante col tempo, ma che lo sia sin dal principio. Un padre assente è un marito assente: davvero vogliamo passare la vita con una persona così?
Perché secondo te molte mamme trovano il coraggio di chiedere aiuto in rete quando si rendono conto di essere in difficoltà dopo la gravidanza, ma hanno più timore a farlo nella vita reale?
Perché la Rete non giudica, e quando lo fa, puòm essere spenta con un pulsante. La Rete non ha occhi di disapprovazione pronti a fissarci. Ma, soprattutto, la Rete ci avvicina ad altre donne a noi affini, ed è quindi più probabile trovare un’amica sincera quando la cerchiamo in un ambiente gigantesco, piuttosto che in un paesino di pochi abitanti.
Trovi che i media abbiano delle responsabilità nell’insorgenza della depressione post partum?
Personalmente trovo che i media non abbiano responsabilità quasi in niente, o meglio: hanno una grande responsabilità (parlo della TV generalista) nell’abbassamento generale del livello di coscienza e moralità del nostro Paese, ma non possono decidere per noi: è solo colpa nostra se non spegniamo la TV e anzi pretendiamo di aderire a modelli di felicità finta. La vita è nostra. Vogliamo metterla in mano a un marito che non ci supporta? Vogliamo metterla in mano a una suocera distruttiva? Vogliamo metterla in mano alla televisione? Io non credo. Meritiamo piu’ di questo. Prendiamocelo. Prendiamoci tutto. Non so voi, ma se – fino a prova contraria – abbiamo una sola vita, io non intendo sprecarla per cercare di essere qualcuno che non sono, e che non mi rende felice essere. La felicità è qui e ora: sta a noi fare in modo che la vita che viviamo sia quella che ci siamo scelti (o ci stiamo scegliendo).
Barbara Damiano mammafelice: “La felicità è realizzarsi come donne”
“Una mamma felice è prima di tutto una donna che ha fatto pace con se stessa, e che non smette di essere se stessa anche come madre”.
Barbara Damiano è una mamma – e donna – felice, di nome e di fatto. Conosciuta appunto sul web come mammafelice, è tra le prime blogger italiane, segno evidente di quanto abbia compreso in tempi non sospetti tutte le potenzialità della rete. mammafelice.it è uno dei siti più conosciuti in internet: punto di riferimento per una tribù di mamme e non solo, conta più di 98.600 fan su facebook ed è tra i primi 1000 siti italiani più importanti in assoluto. Dal suo lavoro on line sono poi nati anche due libri, “Il manuale pratico della felicità” e “Mammafelice: essere mamma senza rinunciare a se stessa”. Ecco a voi che cosa ha raccontato, ma prima un appunto personale: grazie Barbara, perché la tua determinazione nella ricerca del benessere personale spero sia di aiuto a tante donne e mamme che invece si trovano in un periodo buio della loro vita. Questa intervista a me ha messo subito il buon umore e la voglia di fare:)
Barbara, una domanda che ti avranno fatto in tanti: come si fa ad essere una “mamma felice”?
Non esiste una ‘mamma’ felice: esistono le DONNE felici. Donne che prima di essere madri riescono a diventare se stesse in modo profondo, totale, intimo. Donne realizzate prima di tutto come persone, come lavoratrici, come individui unici e speciali. Donne che accettano se stesse, si amano, imparano a perdonarsi e ad accettare i propri limiti. Una mamma felice è prima di tutto una donna che ha fatto pace con se stessa, e che non smette di essere se stessa anche come madre. Come dico sempre, fare la mamma è ‘solo’ una delle cose bellissime che possono accadere nella vita di una donna.
Tu come hai vissuto il fatto di essere diventata mamma? Quando eri incinta immaginavi che tipo di madre saresti stata?
La mia idea di maternità, a livello personale, è legata a un percorso di maturazione e di presa di coscienza progressiva – conoscermi e accettarmi a tal punto da poter accogliere un figlio dentro di me, nel mio corpo e soprattutto nella mia testa e nel mio cuore. Ho sempre e solo voluto essere me stessa: la migliore versione possibile di me stessa. Quella che riconosce di avere dei limiti, ma sa risolverli in modo creativo. Quella che riconosce la delicatezza di un figlio e ne è allo stesso tempo spaventata ed affascinata.
Sul tuo sito mammafelice.it hai scritto un articolo che parla di depressione post partum, a cui sono seguiti molti commenti. Forse quello più ricorrente è “non se ne parla mai abbastanza”. Tu che sei una blogger tra le più conosciute della rete come te lo spieghi? Ed eventualmente, visto che le mamma blogger hanno raggiunto negli anni molta autorevolezza, cosa si può fare affinché si possa raccontare la maternità con i suoi chiaroscuri?
Essere ‘depressi’ è un fallimento personale – molti pensano. Un fallimento della persona che non è riuscita a fare la cosa più ‘semplice’ del mondo, la cosa che ‘tanto hanno fatto milioni di donne prima di te’. Per quello spesso si parla poco di depressione post partum: perché si pensa ad una sorta di colpevolezza della madre che non è riuscita a fare alla perfezione ciò che il suo sacro ruolo le impone. Le donne, inoltre, in Italia, sono sole: non c’è più, in molti casi, una solida rete familiare a sostenerle; manca del tutto un servizio nazionale dedicato al post parto, e i compagni o le compagne sono spesso assenti. Ci serve un cambiamento culturale, fortissimo: – creare una struttura nazionale di sostegno al post parto, con ostetriche specializzate in allattamento e in depressione post partum, ma anche con un solido aiuto concreto sulle attività che riguardano il puerpuerio; – creare una nuova generazione di famiglia: una famiglia in cui ci sia parità totale nella gestione dei figli, della casa e di conseguenza anche del lavoro: sostengo l’importanza del lavoro per le donne, tutte, e della ripartizione dei compiti tra la coppia.
La depressione post partum può essere causata da un’insieme di fattori, tra cui anche quelli economici. Sei diventata mamma poco tempo dopo aver cominciato la tua carriera di blogger: hai mai avuto momenti di tristezza, pensando magari di non riuscire a conciliare il tuo essere madre e i tuoi sogni?
Ho avuto una fortuna: non ho sofferto di depressione post partum. I miei momenti di sconforto derivavano dalla fisiologica stanchezza di avere a che fare con un neonato completamente da gestire e accudire. Avendo toccato con mano la depressione durante l’adolescenza, penso che non avrei potuto deprimermi sui miei sogni, ma più che altro sulle mie eventuali capacità di madre. I sogni – secondo me, per fortuna – non dovrebbero mai deprimerci: sia quelli realizzabili, sia quelli irrealizzabili. I sogni sono fatti apposta per restare confinati in una situazione di felicità. Se parliamo di lavoro, non parliamo di sogni: parliamo di obiettivi. I sogni non ci predispongono davvero a un cambiamento, gli obiettivi sì. E in quel caso si tratta di un cambiamento possibile, che dobbiamo fare noi: nessuno può cambiare la nostra vita al posto nostro.
Quanto è importante il ruolo dei papà quando si diventa mamma?
I papà sono egualmente importanti come le mamme: per me i due ruoli sono intercambiabili, e non penso che il papà diventi importante col tempo, ma che lo sia sin dal principio. Un padre assente è un marito assente: davvero vogliamo passare la vita con una persona così?
Perché secondo te molte mamme trovano il coraggio di chiedere aiuto in rete quando si rendono conto di essere in difficoltà dopo la gravidanza, ma hanno più timore a farlo nella vita reale?
Perché la Rete non giudica, e quando lo fa, puòm essere spenta con un pulsante. La Rete non ha occhi di disapprovazione pronti a fissarci. Ma, soprattutto, la Rete ci avvicina ad altre donne a noi affini, ed è quindi più probabile trovare un’amica sincera quando la cerchiamo in un ambiente gigantesco, piuttosto che in un paesino di pochi abitanti.
Trovi che i media abbiano delle responsabilità nell’insorgenza della depressione post partum?
Personalmente trovo che i media non abbiano responsabilità quasi in niente, o meglio: hanno una grande responsabilità (parlo della TV generalista) nell’abbassamento generale del livello di coscienza e moralità del nostro Paese, ma non possono decidere per noi: è solo colpa nostra se non spegniamo la TV e anzi pretendiamo di aderire a modelli di felicità finta. La vita è nostra. Vogliamo metterla in mano a un marito che non ci supporta? Vogliamo metterla in mano a una suocera distruttiva? Vogliamo metterla in mano alla televisione? Io non credo. Meritiamo piu’ di questo. Prendiamocelo. Prendiamoci tutto. Non so voi, ma se – fino a prova contraria – abbiamo una sola vita, io non intendo sprecarla per cercare di essere qualcuno che non sono, e che non mi rende felice essere. La felicità è qui e ora: sta a noi fare in modo che la vita che viviamo sia quella che ci siamo scelti (o ci stiamo scegliendo).
Foto credits: mammafelice.it
Valentina Colmi
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