Elena Crestanello (Periodo Fertile): “La maternità ha i suoi tempi ”

Elena Crestanello

‘Ho sfiorato la depressione post-partum e ogni volta che ne parlo, nonostante lo faccia con estrema tranquillità spesso chi mi sta ascoltando abbassa lo sguardo, come stessi raccontando chissà cosa’. 

Elena Crestanello è una potenza della Rete, senza dubbio. Laureata in biologia, è diventata a tutti gli effetti una blogger di professione. Il suo sito Periodo Fertile, nato nel 2007, è infatti un punto di riferimento per i dubbi e le curiosità di molte mamme in attesa, quelle che mamme lo sono già o che sperano di diventarlo. Con 4 milioni di pagine visitate al mese, Periodo Fertile è il primo tra i siti italiani a servizio della maternità in tutti i suoi aspetti. Ecco che cosa ci ha raccontato sulla sua esperienza di maternità, anche in relazione al post “Chi ha mai detto che fare la mamma è facile?”.

Elena tu hai due bimbi: Veronica e Francesco. Il tuo primo parto è stato piuttosto difficile: come hai vissuto i primi momenti da neo mamma sapendo di aver avuto un’esperienza faticosa da “digerire”? 

Arrivavo da un aborto interno nelle prime settimane di gravidanza,  e quando mi sono trovata incinta di Veronica i primi mesi li ho vissuti con la paura che potesse riaccadere. Sono rinata nel secondo e terzo trimestre dove credo di aver vissuto uno dei periodi più belli della mia vita. E questo frangente  idilliaco è durato fino a circa 8 ore dopo la nascita di Veronica. Poi è successo di tutto. L’atonia uterina, lo scoppio (letteralmente) di un ematoma formatosi per la rottura di un vaso lacerato durante il parto, la conseguente grave emorragia, mi ha fatto conoscere da vicino la paura di morire e di non rivedere più i miei cari. Sono stati momenti drammatici che mi hanno sconvolto l’esistenza. Ho vissuti delle settimane difficili. Il trauma psicologico che si era sommato a quello fisico, mi ha trasmesso una fragilità che non conoscevo. Le prime settimane di vita di mia figlia le ho vissute da mamma impaurita e insicura. Non stavo bene, non avevo molte forze, sono comparsi attacchi di panico, mi affaticavo per un nonnulla e temevo di conseguenza di non essere una brava madre. Ho avuto la fortuna di avere un grandissimo supporto dalla mia famiglia, mio marito in primis che mi è  sempre stato vicino. Sono riuscita comunque ad allattare e pian pianino ne sono venuta fuori. Ma mi è mancato tantissimo il confronto con altre mamme nella mia stessa situazione. Per questo ritengo importantissimo che si parli delle difficoltà dell’essere madri senza vergognarsi.

Grazie a Periodo Fertile sei a contatto ogni giorno con donne già madri o che vorrebbero diventarlo. Qual è l’idea di maternità che il tuo pubblico di lettori ha? E qual è la tua invece?

Quando 10 anni fa ci siamo sposati, il diventare genitori  rappresentava una diretta conseguenza  del nostro stare bene assieme. Del nostro amore. Lo avevamo sempre dato per scontato. Non avevamo fatto programmi particolari, e non ci eravamo dati delle tempistiche. Poi è arrivato un momento in cui ho sentito qualcosa scattare dentro di me, il classico desiderio di maternità che credo sia un sentimento molto comune a chi desidera un bambino.  Ho avuto la fortuna di rimanere incinta quasi subito, ma nonostante ciò anche io sono caduta nel vortice dei sintomi e fantasintomi, come accade a gran parte di chi scrive o mi fa domande attraverso il sito. Credo sia normale, soprattutto quando si tratta della prima gravidanza, essere ansiose  e impaurite allo stesso tempo.  La gravidanza è l’occasione per molte di conoscere come reagisce il nostro corpo in determinate situazioni, veniamo per la prima volta a contatto con la nostra fertilità e le sue espressioni che magari fino a solo al mese prima sottovalutavamo o non consideravamo. La novità affascina ma allo stesso tempo ci fa sentire indifese.

Purtroppo , è questa è una conseguenza della nostra società che vive molto sul “tutto e subito”, gran parte delle donne vorrebbero rimanere incinte immediatamente, lo stesso mese in cui decidono di avere un bambino. E questo è un atteggiamento sbagliato che carica le donne di ansie e stress che sono controproducenti. La maternità e la ricerca della stessa, ha i suoi tempi che vanno rispettati , anche per dare tempo a noi stesse di entrare pian pianino in questo nuovo modo nuovo che cambierà per sempre la nostra vita. Ci permetterà di arrivare più pronte e consapevoli al primo abbraccio con nostro figlio.

Periodo Fertile è un sito di servizio, perché spiega la maternità secondo diversi campi: da quello emotivo, a quello pratico, a quello scientifico. Credi dunque che oggi le neo mamme siano abbastanza informate? E quali sono gli argomenti che interessano di più alle donne dopo che hanno avuto un bambino?

Al giorno d’oggi l’informazione è alla portata di tutti, semplice da reperire se una persona ha il desiderio di conoscere e sapere.   Basta andare su Google e digitare ciò che ci interessa. Si troveranno, dieci , cento, mille risposte, spesso anche contrastanti. Il problema è : chi dice la cosa giusta, chi  quella sbagliata?

Giocano come sempre un ruolo importante le fonti, la bibliografia ma anche l’approccio critico. Non sempre  ciò che si legge  su internet ha un fondamento scientifico. Ne consegue che molte mamme sono informate si , ma nel modo sbagliato. E questo crea discussioni molto accese soprattutto se il tema sono le vaccinazioni,  l’allattamento, lo svezzamento, il sonno del bambino, tutte tematiche  molto scottanti . Su questi argomenti  regna una grandissima disinformazione oltre che confusione.

Ci sono siti che ne parlano lanciando frasi ad effetto solo per guadagnare click ma non sono di alcun aiuto alle neomamme che vogliono informarsi  per il bene dei loro bambini .

Immagino penserete: ma perché non chiedere al pediatra? Sicuramente è  il primo consiglio quando si hanno dei subbi sulla salute del proprio figlio. Internet però rimane sempre e comunque più alla portata di qualsiasi medico. Perché ti dà risposte o pareri immediati. Una supervisione su quello che offre la rete  sarebbe auspicabile, ma non so se fattibile.

La depressione post partum: secondo te in che modo se ne parla oggi, anche grazie alla tua esperienza in rete? Il grande successo del tuo sito è in qualche modo un fallimento delle istituzioni tradizionali (penso agli ospedali, consultori, associazioni) che non riescono a preparare e aiutare le mamme in difficoltà?

La depressione post-partum possiamo metterla sul piano dell’anoressia o  della bulimia . Spesso argomenti di cui ci si vergogna di parlare.

Ho sofferto di disturbi  alimentari in adolescenza, ho sfiorato la depressione post-partum con Veronica e ogni volta che ne parlo, nonostante lo faccia con estrema tranquillità spesso chi mi sta ascoltando abbassa lo sguardo, come stessi raccontando chissà cosa.

Su certi argomenti noto una tendenza a chiudersi a riccio, come se la depressione fosse in qualche modo contagiosa.

Quello che ha fatto il mio sito è stato quello di affrontare non solo i classici argomenti legati alla maternità e gravidanza, ma anche tematiche  difficili, come lo sbilanciamento emotivo che ti assale quando vivi un aborto spontaneo, o quando un bambino non arriva.  Il  primo  gruppo di lettrici di PF si è formato proprio dal racconto dei mei due aborti avuti. Da lì ho capito quanta necessità ci fosse di parlare di determinati argomenti con persone in grado di capirti, perché hanno vissuto la tua stessa esperienza. Ed è questo che mi ha spinto a  coltivare nel  sito quel clima famigliare e di confronto che lo contraddistingue.

Non credo che i consultori o le varie associazioni non siano in grado di affrontare queste tematiche. Anzi…

Il web però ha il vantaggio di essere la  via più facile per raggiungere le donne al giorno d’oggi. L’immediatezza della rete  e la facilità di entrare in contatto con esperienze comuni, è quello che indiscutibilmente mette in una posizione privilegiata la rete. Non dimentichiamo però che gli incontri “dal vivo” sono un arricchimento ineguagliabile e determinati percorsi si possono fare solo seguendo una terapia guardandosi negli occhi e tenendosi per mano.  E su questo la sanità pubblica deve ancora svolgere passi da gigante.

Foto credits: Elena Crestanello 

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