“Colazione da Rebecca”: un nuovo appuntamento per parlare di depressione post partum

depressione post partum si fa abbastanza

Colazione da Rebecca. È questo il nome scelto dal Dott. Antonio Picano, dirigente psichiatra, presidente di Strade Onlus e ideatore del progetto Rebecca Blues, per un evento molto particolare. Si tratta di un appuntamento mensile gratuito aperto a tutte le donne che vogliono approfondire i vari aspetti della gravidanza e del Post Partum, depressione compresa, ma non solo. Un evento che si svolge lontano dalle stanze d’ospedale, in un luogo piacevole come Eataly Roma, di sabato all’ora della colazione. Il prossimo appuntamento è fissato per sabato 7 marzo alle 11 (registrazione dal sito www.stradeonlus.it) e si concentrerà sul tema della sessualità durante la gravidanza e nel Post Partum.

Oltre a questo, ho intervistato nuovamente il Professor Picano su un tema molto delicato: gli infanticidi. Ecco quello che ha raccontato.

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Depressione post partum: 5 motivi per cui le donne non riescono a chiedere aiuto

Depressione post partum

Ho sottolineato tante volte l’importanza di chiedere aiuto nel momento in cui ci si accorge che qualcosa non va. La depressione post partum – non mi stancherò mai di dirlo – è una malattia curabilissima, ma va trattata con l’aiuto di un esperto. Non passerà da sola, anzi peggiorerà. Eppure molte donne fanno fatica a rivolgersi ad uno psicologo, alla Asl o a qualche associazione che si occupa di dpp (qui a proposito qualche indirizzo utile).

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Depressione post partum: si fa abbastanza?

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Depressione post partum: si fa abbastanza? Mi viene da chiederlo perché l’altro giorno una mamma in difficoltà mi ha chiesto aiuto cercando informazioni su strutture che l’avrebbero potuta ascoltare. La mamma in questione abita in una grande città, una delle più grandi d’Italia, e mi sono accorta che perfino in un grosso centro come il suo sono pochissime le associazioni o gli ospedali in cui viene trattata la dpp.
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Depressione post partum: quando il senso di inadeguatezza arriva dalla pubblicità

Depressione post partum

Non so se avete visto il nuovo spot di una nota marca di prodotti per l’infanzia. Secondo me la comunicazione deve fare ancora passi da gigante in materia di maternità: sarà perché i creativi sono uomini? Quando ho visto questa pubblicità sono rimasta abbastanza perplessa. Credo sia piena di luoghi comuni e che il messaggio sia sbagliato per due motivi:

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Depressione post partum: perché bisogna metterci la faccia

Depressione post partum

Siccome a me piace essere sincera, non mi nasconderò dietro ad un dito: quando ho aperto post- partum.it la mia volontà era di non rimanere confinata dietro una tastiera del computer. Penso che sia importante raccontare delle storie attraverso la Rete, ma ritengo sia altrettanto giusto mostrarsi in prima persona ad altre mamme, visto che non bisogna nascondersi se si soffre o si è sofferto di depressione post partum.

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Depressione post partum: una riflessione sui gesti estremi

Depressione post partum

I fatti di cronaca di questi giorni non possono non farmi pensare a quanto sia difficile – a volte insopportabile – essere madre. Prima la mamma di Loris, poi la donna russa che ha dichiarato di aver affogato il proprio figlio di 9 mesi tra le acque della Liguria. Cosa sta succedendo?

Mi hanno colpito molto le parole della scrittrice Simona Vinci che sulla pagina personale di Facebook ha scritto: “nonostante l’orrore e l’angoscia e la paura che, come a tutti, provocano in me storie di cronaca che raccontano gesti estremi compiuti da una madre penso che dovremmo fare silenzio, smettere la toga del giudice, arrenderci all’evidenza dell’abisso che purtroppo può aprirsi dentro un essere umano. Non parlo di pietà, non parlo di empatia, parlo di pudore“. 

Pudore. Apro il dizionario e leggo tra i significati: “estens. Ritegno, vergogna, discrezione, senso di opportunità e di rispetto della sensibilità altrui”. Io non giustifico – sia chiaro – gesti così estremi, ma provo a capire. Certo, il primo pensiero è che non esistono motivi sufficienti per compiere un infanticidio. E’ vero: non ce ne sono, però credo che queste madri, ognuna con la sua storia, sia stata a proprio modo profondamente ed infinitamente sola. E la solitudine, credetemi, è la bestia più subdola che possa esistere. 

Perché quando ci si sente sole e si sta sole tutto il giorno con il proprio bambino mentre sembra che tutti abbiano una vita al di fuori di te, cominci a percepire tuo figlio – che magari avevi anche tanto desiderato – come un ostacolo alla tua libertà. Ci sono donne, come lo ero io, che non sono preparate a essere madri. O perché lo diventano improvvisamente o perché per il proprio passato (o presente, magari per la mancanza di un compagno) non riescono a conciliare la loro nuova identità.

La mamma di Loris ha una storia difficile, mentre la donna russa forse non era più legata al padre di suo figlio. Ripeto, non è giustificabile, ma quando non hai accanto nessuno a cui gridare che stai male, l’unica via possibile ti sembra una sola per non affogare nell’abisso. Non dimentichiamoci che ancora oggi per molte donne è difficile chiederlo questo aiuto. Perché pensano di essere delle cattive madri o perché – ancora peggio – non lo sanno che si può. Non c’è adeguata informazione, non c’è adeguata prevenzione.

Da qui secondo me la fondamentale importanza dei corsi pre parto: non si tratta solo di momenti in cui si parla di tutine, cambio di pannolini, allattamento e via discorrendo, ma di incontri fondamentali per la mamma e i papà sui cambiamenti profondi a cui andranno incontro, sull’emotività. Per questo bisognerebbe dare più spazio alle emozioni, anche negative, alle paure delle future mamme e se ci sono situazioni di rischio segnalarle allo psicologo per iniziare -prima – un percorso terapeutico. Qualcuno già lo fa, ma è la minoranza.

Quando vogliamo cominciare a cambiare le cose? Perché dalla depressione post partum non si guarisce andando in vacanza.

Foto credits: Gisella Congia  

Combattere la depressione post partum partendo da una colazione

mamma depressa

‘Una donna su 7 soffre di depressione post partum e solo una su quattro chiede aiuto. Non solo, chi ne fa le spese sono sempre i figli’. 

Un invito a colazione, di sabato mattina, in un luogo accogliente e in compagnia di altre mamme. È questa la piccola grande rivoluzione di “Colazione da Rebecca”, un’iniziativa lanciata da Strade onlus per affrontare il tema della depressione post partum in modo innovativo.

Un ciclo di incontri che si inserisce all’interno di un progetto più ampio, “Rebecca Blues” (presentato in ottobre in un grande convegno scientifico in Campidoglio, alla presenza del ministro Lorenzin), che punta tutto sulla formazione dei diversi soggetti in gioco: dai medici di base ai ginecologi, dalle mamme fino ai padri e agli altri componenti della famiglia.

L’idea è a vocazione nazionale, ma i primi passi si stanno muovendo a Roma. Sabato 22 novembre il secondo appuntamento (dalle 11 alle 13) si svolgerà a Eataly, che offrirà gratuitamente, come di consueto, la colazione a tutti i partecipanti.

Il Dott. Antonio Picano, dirigente psichiatra dell’Ospedale San Camillo di Roma e presidente di Strade Onlus, ci racconta com’è nata questa idea e come vuole proseguire la sua avventura.

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Depressione pre e post partum:”Come ho ucciso mia figlia appena nata” (VIDEO)

Solitudine

Un video davvero sconvolgente realizzato dall’associazione Strada Onlus che con il primo social network dedicato alla depressione delle mamme (Rebecca Blues) vuole diffondere l’argomento (di cui si parla ancora troppo poco). Per discutere anche di depressione pre partum (perché e quella può essere altrettanto angosciosa).

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