Depressione post partum: la mamma è veramente indispensabile?

la mamma è indispensabile

Quando ero ammalata di depressione post partum, spesso sognavo di andarmene via. Scappare. Ricominciare. Andare in un’altra città per ricostruirmi un’esistenza facendo finta di non essere madre. Ovviamente la dpp parlava per me, ma in quei momenti – sentendo l’angoscia che mi opprimeva il petto – mi sembrava l’unica soluzione possibile.

Continua a leggere…

Un mese a 4. Perché la depressione post partum porta cose belle

Io e Vittoria

Ieri Vittoria ha compiuto un mese. E con lei anche noi come famiglia abbiamo compiuto i nostri primi 30 giorni a 4. Devo dire che pensavo peggio: certo, a volte è faticoso gestire i momenti di gelosia di Paola e i pianti di Vittoria, ma credo che sia merito del lavoro di terapia svolto in questi anni il fatto che non mi sia fatta prendere dal panico.

Continua a leggere…

Alla fine è stata una Vittoria.

io e Vittoria

La nostra Vittoria è arrivata. Con ben 3 settimane di anticipo: il 20 aprile, dopo aver visto la puntata di Grey’s Anatomy, ho urlato a mio marito: “Mi si sono rotte le acque!”. E sono scoppiata a piangere. Temevo per la bambina, essendo solo di 36 settimane. Ripetevo: “E’ troppo piccola, è troppo piccola!”. Da giorni avevo dei segnali, ma ho deciso bellamente di ignorarli, anche se in cuor mio sapevo che al termine non ci sarei mai arrivata.

Continua a leggere…

Due anni di te. Di noi.

Anna Wintour spostati

Oggi è il 15 aprile. Oggi compi due anni. Vorrei scriverti tante cose, ma le parole si incastrano in gola.
Ti guardo e so che comunque, nonostante il cammino a volte accidentato, sto facendo un buon lavoro. Tu, così piccola e così grande, mi stai facendo imparare ad essere la tua mamma. Perché la verità è che insegni più cose a me di quanto tu stessa possa immaginare. La meraviglia, l’allegria, la calma: tutte sensazioni che avevo dimenticato – che dimentico spesso a dir la verità – e che respiro attraverso te.

Sei la mia bambina. Adesso lo posso dire. Dopo tanto dolore e fatica so che sei finalmente la mia bambina, quella figlia per cui non esistono definizioni. Perché non si può contenere tutto quell’amore che pensavo non avrei mai provato. Grazie per questi due anni così intensi. Così potenti, nel bene e nel male.

Buon compleanno, Paola.

La tua mamma.

I (non) luoghi della maternità

I non luoghi della maternità

Come sapete giovedì scorso sono stata ospite ad Alba, in provincia di Cuneo, per presentare una serata legata alla maternità e alla depressione post partum. E’ stata un’esperienza bellissima, che mi ha portato molti spunti di riflessione che vedrete sul sito attraverso le interviste delle professioniste che sono intervenute. Ho conosciuto di persona Marilde Trinchero, che con il suo libro “La solitudini delle madri” mi ha cambiato la vita. Mi ha regalato il suo lavoro successivo, “Reclusioni di corpi e di menti”, in cui si parla delle prigioni che le donne – volontariamente o meno – si scelgono. Anche qui c’è un capitolo sulla maternità, cosa che mi ha permesso di considerare l’argomento da un ulteriore punto di vista: il luogo in cui si vive determina l’insorgenza della depressione?

Continua a leggere…

Essere madre ed essere mamma: una riflessione

essere mamma

La prossima settimana sarò ad Alba, in provincia di Cuneo, per parlare durante un’incontro sulla maternità e depressione post partum. Sono molto contenta quando posso raccontare la mia esperienza e apprendere cose nuove su questo percorso incominciato quasi due anni fa con la nascita di Paola. Oltre al mio punto di vista, vorrei però saperne sempre di più e per questo ho letto un bellissimo libro della psicologa e psicoterapeuta Simona Capolupo “La madre e la mamma. Dal mito al pensiero psicoanalitico” consigliatomi da Marilde Trinchero. 

Continua a leggere…

Perché è così difficile dire che non si vuole allattare?

allattamento al seno

Sto continuando ad andare in terapia perché penso che mi faccia bene avere un supporto durante questa seconda gravidanza e devo dire che finora il lavoro è stato difficile, ma sta portando dei risultati. Ormai mancano due mesi e mezzo alla nascita della nuova bambina e andrò incontro ad un taglio cesareo programmato (lo so che potrei tentare un Vbac ma l’esperienza terribile del parto di Paola non mi fa vivere serenamente la possibilità di un parto naturale).

Continua a leggere…

Depressione post partum e l’aiuto dei papà: grazie a mio marito

Ieri mio marito è venuto in terapia con me per aiutarmi a compiere il percorso di questa nuova gravidanza. Non l’ho mai ringraziato abbastanza per tutto quello che ha dovuto sobbarcarsi in quei terribili mesi in cui avevo la depressione post partum. E’ stato lui ad essere forte per tutti e due. E’ stato lui che mi prendeva di peso e mi costringeva a vivere quando non volevo alzarmi dal letto. E’ stato lui che mi ha accompagnato a tutte le sedute con la psicologa.

E quando gli dico che forse non tanti avrebbero fatto la stessa cosa lui mi risponde: “Non ho fatto niente di speciale”.  Senza la sua presenza sarei guarita molto più lentamente. Ecco perché la dpp non riguarda solo le madri: non dimenticatelo mai.

depressione post partum e papà

 

Depressione post partum: perché bisogna metterci la faccia

Depressione post partum

Siccome a me piace essere sincera, non mi nasconderò dietro ad un dito: quando ho aperto post- partum.it la mia volontà era di non rimanere confinata dietro una tastiera del computer. Penso che sia importante raccontare delle storie attraverso la Rete, ma ritengo sia altrettanto giusto mostrarsi in prima persona ad altre mamme, visto che non bisogna nascondersi se si soffre o si è sofferto di depressione post partum.

Continua a leggere…

Depressione post partum: una riflessione sui gesti estremi

Depressione post partum

I fatti di cronaca di questi giorni non possono non farmi pensare a quanto sia difficile – a volte insopportabile – essere madre. Prima la mamma di Loris, poi la donna russa che ha dichiarato di aver affogato il proprio figlio di 9 mesi tra le acque della Liguria. Cosa sta succedendo?

Mi hanno colpito molto le parole della scrittrice Simona Vinci che sulla pagina personale di Facebook ha scritto: “nonostante l’orrore e l’angoscia e la paura che, come a tutti, provocano in me storie di cronaca che raccontano gesti estremi compiuti da una madre penso che dovremmo fare silenzio, smettere la toga del giudice, arrenderci all’evidenza dell’abisso che purtroppo può aprirsi dentro un essere umano. Non parlo di pietà, non parlo di empatia, parlo di pudore“. 

Pudore. Apro il dizionario e leggo tra i significati: “estens. Ritegno, vergogna, discrezione, senso di opportunità e di rispetto della sensibilità altrui”. Io non giustifico – sia chiaro – gesti così estremi, ma provo a capire. Certo, il primo pensiero è che non esistono motivi sufficienti per compiere un infanticidio. E’ vero: non ce ne sono, però credo che queste madri, ognuna con la sua storia, sia stata a proprio modo profondamente ed infinitamente sola. E la solitudine, credetemi, è la bestia più subdola che possa esistere. 

Perché quando ci si sente sole e si sta sole tutto il giorno con il proprio bambino mentre sembra che tutti abbiano una vita al di fuori di te, cominci a percepire tuo figlio – che magari avevi anche tanto desiderato – come un ostacolo alla tua libertà. Ci sono donne, come lo ero io, che non sono preparate a essere madri. O perché lo diventano improvvisamente o perché per il proprio passato (o presente, magari per la mancanza di un compagno) non riescono a conciliare la loro nuova identità.

La mamma di Loris ha una storia difficile, mentre la donna russa forse non era più legata al padre di suo figlio. Ripeto, non è giustificabile, ma quando non hai accanto nessuno a cui gridare che stai male, l’unica via possibile ti sembra una sola per non affogare nell’abisso. Non dimentichiamoci che ancora oggi per molte donne è difficile chiederlo questo aiuto. Perché pensano di essere delle cattive madri o perché – ancora peggio – non lo sanno che si può. Non c’è adeguata informazione, non c’è adeguata prevenzione.

Da qui secondo me la fondamentale importanza dei corsi pre parto: non si tratta solo di momenti in cui si parla di tutine, cambio di pannolini, allattamento e via discorrendo, ma di incontri fondamentali per la mamma e i papà sui cambiamenti profondi a cui andranno incontro, sull’emotività. Per questo bisognerebbe dare più spazio alle emozioni, anche negative, alle paure delle future mamme e se ci sono situazioni di rischio segnalarle allo psicologo per iniziare -prima – un percorso terapeutico. Qualcuno già lo fa, ma è la minoranza.

Quando vogliamo cominciare a cambiare le cose? Perché dalla depressione post partum non si guarisce andando in vacanza.

Foto credits: Gisella Congia