Questa vignetta, pubblicata su facebook tramite Oasi delle Mamme, esprime una situazione che noi mamme, quando non sappiamo ancora di avere la depressione post partum, purtroppo proviamo spesso: il non essere capite da chi ci circonda.
La depressione post partum, come la depressione in generale, spesso non viene riconosciuta come una vera e propria malattia. La tristezza, la grande stanchezza, la non voglia di accudire il proprio figlio vengono sempre scambiati per altro: pigrizia, immaturità, poca voglia di darsi da fare. Io ad esempio non vedevo l’ora che arrivasse la fine della giornata per poter andare a dormire. Passavo il mio tempo chiusa in casa sperando che qualcun altro si occupasse della mia bambina.
In quei momenti, mio marito ha tenuto duro per me. Lui ha combattuto – e sta combattendo – insieme a me questa battaglia. I papà hanno un ruolo fondamentale nella guarigione o nell’aggravamento della malattia. E ha sempre cercato di sostenermi, anche quando gli gridavo contro che stavo meglio senza mia figlia. La depressione, anche quella post partum, è il male di vivere: non riesci a godere delle cose belle che la vita ti dà (e avere un figlio è una di queste) perché ti chiudi sempre di più in te stessa e nel tuo dolore. Come puoi gridare se quelli accanto a te ti sentono, ma fanno finta che non è vero quello che stai provando? Perché quando dici che stai male, che quel figlio tu non lo vuoi, che sarebbe una fortuna per lui non averti come mamma, gli altri credono di sapere meglio di te che cosa stai passando. Tu non le pensi davvero quelle cose. E intanto la polvere è meglio metterla sotto il tappeto.
Perciò parenti, mariti, amiche che stanno attorno alla mamma, anche se non comprendete il suo stato d’animo, ci sono delle cose che, anche se dette a fin di bene, possono causare un vero disastro emotivo. Ecco la mia personalissima Top 5 delle frasi da non pronunciare MAI davanti a chi soffre di DPP:
‘Devi essere contenta‘: hai avuto una bellissima bambina/o. Certo, grazie, lo so. Vedo che ha tutte le dita delle mani e dei piedi. Non ha due nasi e respira regolarmente. Eppure ad una mamma con la dpp, tutto ciò non importa niente, perché non si sente adatta a quella creatura così meravigliosa: avrà paura di farle male, di non sapere riconoscere quando qualcosa non va e pensa che chiunque, anche il ballerino di samba che passa per strada, sia migliore di lei.
‘Io non ho mai detto di non volere bene a mio figlio’. Sottinteso: “sono una madre migliore di te”. A me l’ha detto una persona molto vicina: in quel momento avrei voluto essere Ivan Drago e “spiezzarla in due”.
‘Su, su, non piangerti addosso: adesso sei madre‘. Io non mi piango addosso. Io sto male. Punto. Non è una cosa che ho deciso io, è capitata a me come poteva capitare a chiunque altro. Solo che nessuno me lo aveva detto.
‘Pensa a quelli che non possono avere figli’. Sì, ci penso e credo siano molto fortunati.
[Non mi vergogno a dirlo, ma quando ero proprio in crisi nera ho avuto questo tipo di riflessione. Invidiavo la loro libertà, il fatto di poter fare quello che volevano senza dipendere da un esserino urlante.]
‘Devi ritornare alla normalità‘: ma quale normalità? Quando dicono che un figlio ti cambia la vita non è un modo di dire. Però chi pronuncia una cosa simile, anche se spinto dalle migliori intenzioni, ti sta dicendo che è meglio passare sopra al tuo stato d’animo, negare che puoi essere infelice in un momento che la letteratura dipinge come “il più bello della vita”. La normalità di prima non ci sarà mai più, o per lo meno sarà un’eccezione. E bisogna dirlo, non far finta di niente.
5 cose da non dire a chi soffre di depressione post partum
Questa vignetta, pubblicata su facebook tramite Oasi delle Mamme, esprime una situazione che noi mamme, quando non sappiamo ancora di avere la depressione post partum, purtroppo proviamo spesso: il non essere capite da chi ci circonda.
La depressione post partum, come la depressione in generale, spesso non viene riconosciuta come una vera e propria malattia. La tristezza, la grande stanchezza, la non voglia di accudire il proprio figlio vengono sempre scambiati per altro: pigrizia, immaturità, poca voglia di darsi da fare. Io ad esempio non vedevo l’ora che arrivasse la fine della giornata per poter andare a dormire. Passavo il mio tempo chiusa in casa sperando che qualcun altro si occupasse della mia bambina.
In quei momenti, mio marito ha tenuto duro per me. Lui ha combattuto – e sta combattendo – insieme a me questa battaglia. I papà hanno un ruolo fondamentale nella guarigione o nell’aggravamento della malattia. E ha sempre cercato di sostenermi, anche quando gli gridavo contro che stavo meglio senza mia figlia. La depressione, anche quella post partum, è il male di vivere: non riesci a godere delle cose belle che la vita ti dà (e avere un figlio è una di queste) perché ti chiudi sempre di più in te stessa e nel tuo dolore. Come puoi gridare se quelli accanto a te ti sentono, ma fanno finta che non è vero quello che stai provando? Perché quando dici che stai male, che quel figlio tu non lo vuoi, che sarebbe una fortuna per lui non averti come mamma, gli altri credono di sapere meglio di te che cosa stai passando. Tu non le pensi davvero quelle cose. E intanto la polvere è meglio metterla sotto il tappeto.
Perciò parenti, mariti, amiche che stanno attorno alla mamma, anche se non comprendete il suo stato d’animo, ci sono delle cose che, anche se dette a fin di bene, possono causare un vero disastro emotivo. Ecco la mia personalissima Top 5 delle frasi da non pronunciare MAI davanti a chi soffre di DPP:
[Non mi vergogno a dirlo, ma quando ero proprio in crisi nera ho avuto questo tipo di riflessione. Invidiavo la loro libertà, il fatto di poter fare quello che volevano senza dipendere da un esserino urlante.]
Foto credits: facebook oasi delle mamme
Valentina Colmi
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