La prossima settimana Paola incomincerà la scuola materna. Sarà certo un grosso cambiamento per lei, ma soprattutto per me. Mi mancherà non averla in casa, la nostra quotidianità. Eppure la famiglia serve a questo, secondo me, a educare all’indipendenza.

La famiglia è un porto sicuro da cui andare via. Se c’è una cosa che ho sempre tenuto a mente è che le mie figlie non sono me e che, nonostante sia difficile, spero che trovino la propria strada lontano dalla mamma e dal papà. Non aspiro ad averle vicine di casa o di paese. Preferisco vederle felici via Skype. Perché averle a fianco non farà il loro bene, ma il nostro.

Una famiglia è un luogo in cui cresci, in cui vieni ascoltato e curato, ma che poi si saluta. Ed è giusto che sia così. Non credo che farei un buon lavoro se le mie figlie rispondessero “mia madre” alla domanda “chi è la tua migliore amica?”. Nè andrei in giro tronfia dicendo a tutti che loro mi adorano. Avranno bisogno di odiarmi, di odiarci, per volerci ancora più bene.

Noi ci saremo sempre, accudiremo, abbracceremo, litigheremo e poi ci consoleremo. Saremo sempre preoccupati e in ansia, ma non potremo  vivere la loro vita. Dovremo mandare giù bocconi amari, vederle sbagliare, metterle all’erta e vederla sbagliare lo stesso. Nonostante le nostre aspirazioni e i nostri sogni, cercheremo di capire perché sceglieranno una cosa piuttosto che un’altra, più congeniale a noi. E allora non capiremo, ma faremo ugualmente del nostro meglio. Il compito di genitori ad un certo punto non è che si esaurirà, però si modificherà: e con fatica accetteremo, perché funziona in questo modo.

Il primo strappo avverrà con Paola, ma d’altronde ci siamo già separate quando è nata. Non vedo l’ora di assistere al suo percorso di persona che si affaccia al mondo. E sono sicura che sarà bellissimo.