Posso parlare per quella che è la mia esperienza. Ovviamente quando diventi madre per forza cerchi di fare appello al tuo vissuto, o per imitarlo o per distanziartene. Nel mio caso ho dovuto inventarmi un modello, perché quello di riferimento non l’ho mai vissuto come giusto per me. E non è semplice, fidatevi. Per esempio io con mia madre comunico molto poco, se non per motivi pratici: non c’è un vero dialogo, ci sentiamo per parlare delle bambine, ma su come sto io o su come sta lei nulla di pervenuto. Per esempio ho scelto di non raccontare dell’aborto e devo dire che questo mi è pesato parecchio: purtroppo la volta precedente ho avuto poco sostegno e non me la sono sentita di ripetere un’esperienza che mi avrebbe fatto innervosire.
Se una madre non c’è per sua figlia quando diventa a sua volta madre, bisogna farci i conti. Dipende da quando la si è persa, nel caso in cui non ci sia più, che cosa abbia significato vivere con una mancanza antica o recente. Credo che le stesse parole però possono essere usate anche quando lei non c’è, pur essendoci fisicamente. Non si può contare sulla sua presenza, magari perché vive lontana o perché non vuole fare la nonna.
La mia risposta, come sempre, è una e una sola: a volte non si può stare in piedi da sole. Io credo che solo la terapia possa dare una mano a utilizzare in maniera giusta le risorse che già si hanno. Perché diventare madri è uno tsunami da tutti i punti di vista e non avere nessuno a cui chiedere consiglio, a cui domandare “tu cosa faresti al mio posto?“, è davvero complicato. Certo, gli altri famigliari possono aiutare, ma non è lo stesso.
Come si fa ad affrontare la maternità senza la propria madre?
Qualche giorno fa ho chiesto sulla pagina Facebook di Post-partum se ci fossero degli argomenti che vi interessano approfondire. Una delle mie lettrici più preziose mi ha scritto e mi ha posto una domanda molto interessante: “come si fa ad affrontare la maternità senza la mamma?“, intendendo per “senza” quando la madre magari è venuta a mancare o è proprio assente emotivamente.
Posso parlare per quella che è la mia esperienza. Ovviamente quando diventi madre per forza cerchi di fare appello al tuo vissuto, o per imitarlo o per distanziartene. Nel mio caso ho dovuto inventarmi un modello, perché quello di riferimento non l’ho mai vissuto come giusto per me. E non è semplice, fidatevi. Per esempio io con mia madre comunico molto poco, se non per motivi pratici: non c’è un vero dialogo, ci sentiamo per parlare delle bambine, ma su come sto io o su come sta lei nulla di pervenuto. Per esempio ho scelto di non raccontare dell’aborto e devo dire che questo mi è pesato parecchio: purtroppo la volta precedente ho avuto poco sostegno e non me la sono sentita di ripetere un’esperienza che mi avrebbe fatto innervosire.
Se una madre non c’è per sua figlia quando diventa a sua volta madre, bisogna farci i conti. Dipende da quando la si è persa, nel caso in cui non ci sia più, che cosa abbia significato vivere con una mancanza antica o recente. Credo che le stesse parole però possono essere usate anche quando lei non c’è, pur essendoci fisicamente. Non si può contare sulla sua presenza, magari perché vive lontana o perché non vuole fare la nonna.
La mia risposta, come sempre, è una e una sola: a volte non si può stare in piedi da sole. Io credo che solo la terapia possa dare una mano a utilizzare in maniera giusta le risorse che già si hanno. Perché diventare madri è uno tsunami da tutti i punti di vista e non avere nessuno a cui chiedere consiglio, a cui domandare “tu cosa faresti al mio posto?“, è davvero complicato. Certo, gli altri famigliari possono aiutare, ma non è lo stesso.
Mi piacerebbe sapere la vostra esperienza.
Valentina Colmi
Potrebbe anche piacerti
ZOOM Torino e il mio modo di essere madre: la nostra esperienza
(Questo è un post sponsorizzato) Dopo che ho avuto la depressione post partum, mi sono ripromessa che le cose sarebbero cambiate. Non so se sono una brava mamma, ma sicuramente cerco di offrire alle mie figlie delle esperienze che possano ricordare. Per esempio siamo andati a ZOOM Torino, che si trova a Cumiana, a circa un’ora e mezza di distanza da dove abitiamo.
“Con il mio mestiere di hair stylist aiuto le mamme ad essere di nuovo sé stesse”
La prima cosa che ho fatto dopo aver partorito è stata quella di essere andata dal parrucchiere: avevo le occhiaie, il colorito grigio, mi muovevo al rallentatore. Eppure io consiglio sempre alle “mie” mamme di andarci: non bisogna perdere la propria serenità, anche esteriore (magari con un buon allenamento appena riusciamo). Ho chiesto allora a Emanuela Meroso, hair stylist con 30 anni di esperienza, cosa può fare un bravo parrucchiere per una neo mamma. Emanuela parlaci un po’ di te e che esperienze hai nell’ambito dell’hair styling. Lavoro da 30 anni circa con tanta passione per la bellezza. Il mio concetto di hairstyling si è sempre basato sulla ricerca della forma adatta per ogni viso: ho seguito diversi corsi in questi anni per perfezionare le mie tecniche di lavoro, partendo da Londra l’accademia di Tony and Guy che mi ha dato le basi del taglio: ho avuto la fortuna di lavorare negli anni con artisti…
4 MAMME, Mamma Lucia: “Io pigra solo perché mio marito si occupa della famiglia?”
Come vi dicevo su Facebook, mi sono particolarmente indignata per il “caso” di Lucia, la mamma di Rimini che nel programma “4 mamme” è stata definita pigra perché suo marito passava l’aspirapolvere e giocava con i figli. “E’ una madre che deve fare queste cose, visto che sta a casa tutto il giorno” hanno sentenziato le altre partecipanti (peccato che Lucia lavori e che fosse in maternità in quel momento). Il caso ha voluto che Elisa, una delle madri che ho intervistato per post-partum, la conoscesse molto bene e ovviamente non ho perso l’occasione per intervistarla. Ecco quello che mi ha raccontato. (Per la cronaca: nell’ultima puntata del programma sono intervenuti anche due papà. Non dovrebbero esserci più distinzioni tra ruoli maschili e femminili, si è genitori e basta) .
Stickerkid: gli adesivi che aiutano le mamme a non perdere nulla
[in collaborazione con Stickerkid] Per tanto tempo ho fatto fatica a trovare mia figlia. Mi sentivo persa, svuotata, sfinita per colpa della depressione post partum. Per fortuna poi tutto è finito e adesso sono felice di essere una mamma non perfetta, ma certamente una mamma al meglio delle mie possibilità. Pensiamo per un attimo al contrario: e se fossero Paola o Vittoria a perdersi? Se durante una normale gita o anche al supermercato le perdessi di vista?
Next ArticleE' passato un mese dal mio aborto: come è trascorso questo tempo