‘Ho riflettuto sul fatto che spesso la nostra società tende a tacere gli aspetti meno “piacevoli” della maternità, che a parer mio esistono e sono assolutamente da affrontare e far emergere. Mostrare solo le gioie rischia di creare delle aspettative molto alte che non prendono in considerazioni le difficoltà e la routine giornaliera che può essere anche stancante se non stressante’.
Carla Sedini è una giovane sociologa e ha un dottorato in Information Society; ha varie pubblicazioni all’attivo e attualmente lavora come ricercatrice per il Politecnico di Milano al Dipartimento di Design Industriale, Arte, Comunicazione e Fashion. Si definisce una “fotologa” (fotografa +sociologa). Ha creato il progetto fotografico (e video) “Tutti giù per terra”( in questo articolo potrete trovare alcune foto), che riguarda le sfide quotidiane dell’essere mamma: ha fotografato 12 mamme che hanno espresso la propria esperienza, cercando di comprendere la maternità in tutta la sua “rotondità”. Ecco che cosa mi ha raccontato.
Carla, com’è nato il progetto “Tutti giù per terra”?
Il progetto nasce in modo molto personale. Avendo 33 anni ed un marito ed essendo circondata da coppie che fanno figli ho iniziato a pensare al mio potenziale materno. A parte questo, sono anche una sociologa e spesso per rispondere a domande che riguardano me stessa, tendo ad interrogare prima gli altri (la cosiddetta deformazione professionale). Ovviamente non si tratta di una ricerca sociologica la mia, però ho deciso di sfruttare l’esperienza di amiche e conoscenti per dare voce all’essere mamma. Ho riflettuto sul fatto che spesso la nostra società tende a tacere gli aspetti meno “piacevoli” della maternità, che a parer mio esistono e sono assolutamente da affrontare e far emergere. Mostrare solo le gioie rischia di creare delle aspettative molto alte che non prendono in considerazioni le difficoltà e la routine giornaliera che può essere anche stancante se non stressante. Credo che sia giunto il momento di rompere dei tabù anche per permettere alle donne (e alle coppie) di scegliere liberamente e in consapevolezza di diventare o meno genitori. Ovviamente il mio lavoro ha un approccio molto leggero e non può rispondere del tutto a questa esigenza, ma credo (e spero) che possa costituire il pezzettino di un puzzle più ampio.
Quello che ho fatto, nella pratica è stato ritrarre le mamme con i loro figli in ambiente casalingo e poi lasciarle sole davanti alla videocamera; mentre io mi chiudevo in un’altra stanza con i bambini, loro dovevano “dichiarare” un pro e un contro dell’essere mamma. In alcuni casi ho anche chiesto loro di raccontarmi una storia particolarmente rilevante e felice della loro avventura di mamme.
Il titolo del progetto è venuto dopo, nel momento in cui mi sono accorta che spontaneamente tutte le mamme per farsi fare la foto si buttavano letteralmente sul pavimento. Ci ho visto il simbolo di quella concretezza e di quel radicamento che andavo cercando.
Pamela con Riccardo (7 anni), Roberto (3 anni) e Romeo (4 mesi). Pro: prendersi cura di un altro ‘esserino’. Contro: non si ha più un momento per sé stessi
Come hai fatto a reclutare le mamme delle foto?
Come ti dicevo, molte di loro sono amiche, altre sono conoscenti (amiche di amiche o compagne e mogli di amici), poi c’è anche mia sorella fra loro! Si sono dimostrate tutte molto disponibili, a volte intimidite, altre molto tranquille e a loro agio davanti alla telecamera.
Elisa con Matilde (4 anni) e Andrea (1 anno). Pro: aver creato un’opportunità. Contro: la stanchezza che a volte prende il sopravvento
Secondo te, visto che sei una fotografa, qual è l’immagine che oggi viene data della maternità?
Credo che ci sia un gran cambiamento nell’approccio alla maternità. A parte alcuni casi, che mi fanno anche un po’ innervosire, di modelle famose che parlano di quanto sia splendida la maternità, mentre sono circondate da team di baby sitter, personal trainer, manager e quant’altro, ci sono anche casi di progetti che invece affrontano l’argomento in modo più vicino alla vita delle donne “comuni”. Mi riferisco alla serie molto ironica “La mamma imperfetta” ad esempio, o al progetto fotografico, molto bello e suggestivo, di Jade Beall che si chiama “A beautiful Body” .
Pro: lui. Contro: il tempo scandito
Che cosa ti ha colpito di più delle storie che ti sono state raccontate?
Forse mi ha colpito la semplicità dei “pro” dichiarati dalle mamme. Mi sono accorta che per me, che non sono mamma, è molto semplice pensare a quali possano essere i “contro” che sono davvero legati all’organizzazione della vita di tutti i giorni. I “pro” invece stanno su un altro livello, sono quasi eterei, parlano di amore a 360° e credo, difficilmente esprimibile a parole e forse difficilmente comprensibile da chi non è genitore.
Serena con Valentino (3 anni) e Iside (7 anni). Pro: riscoprire ogni giorno un amore incondizionato. Contro: l’assoluto sbattimento quotidiano di orari, tempi, eccetera
E se poi volete sentire le mamme mentre si raccontano ecco il video di questo bellissimo progetto:
Carla Sedini e il progetto “Tutti giù per terra”: i pro e i contro dell’essere mamma
‘Ho riflettuto sul fatto che spesso la nostra società tende a tacere gli aspetti meno “piacevoli” della maternità, che a parer mio esistono e sono assolutamente da affrontare e far emergere. Mostrare solo le gioie rischia di creare delle aspettative molto alte che non prendono in considerazioni le difficoltà e la routine giornaliera che può essere anche stancante se non stressante’.
Carla Sedini è una giovane sociologa e ha un dottorato in Information Society; ha varie pubblicazioni all’attivo e attualmente lavora come ricercatrice per il Politecnico di Milano al Dipartimento di Design Industriale, Arte, Comunicazione e Fashion. Si definisce una “fotologa” (fotografa +sociologa). Ha creato il progetto fotografico (e video) “Tutti giù per terra”( in questo articolo potrete trovare alcune foto), che riguarda le sfide quotidiane dell’essere mamma: ha fotografato 12 mamme che hanno espresso la propria esperienza, cercando di comprendere la maternità in tutta la sua “rotondità”. Ecco che cosa mi ha raccontato.
Carla, com’è nato il progetto “Tutti giù per terra”?
Il progetto nasce in modo molto personale. Avendo 33 anni ed un marito ed essendo circondata da coppie che fanno figli ho iniziato a pensare al mio potenziale materno. A parte questo, sono anche una sociologa e spesso per rispondere a domande che riguardano me stessa, tendo ad interrogare prima gli altri (la cosiddetta deformazione professionale). Ovviamente non si tratta di una ricerca sociologica la mia, però ho deciso di sfruttare l’esperienza di amiche e conoscenti per dare voce all’essere mamma. Ho riflettuto sul fatto che spesso la nostra società tende a tacere gli aspetti meno “piacevoli” della maternità, che a parer mio esistono e sono assolutamente da affrontare e far emergere. Mostrare solo le gioie rischia di creare delle aspettative molto alte che non prendono in considerazioni le difficoltà e la routine giornaliera che può essere anche stancante se non stressante. Credo che sia giunto il momento di rompere dei tabù anche per permettere alle donne (e alle coppie) di scegliere liberamente e in consapevolezza di diventare o meno genitori. Ovviamente il mio lavoro ha un approccio molto leggero e non può rispondere del tutto a questa esigenza, ma credo (e spero) che possa costituire il pezzettino di un puzzle più ampio.
Quello che ho fatto, nella pratica è stato ritrarre le mamme con i loro figli in ambiente casalingo e poi lasciarle sole davanti alla videocamera; mentre io mi chiudevo in un’altra stanza con i bambini, loro dovevano “dichiarare” un pro e un contro dell’essere mamma. In alcuni casi ho anche chiesto loro di raccontarmi una storia particolarmente rilevante e felice della loro avventura di mamme.
Il titolo del progetto è venuto dopo, nel momento in cui mi sono accorta che spontaneamente tutte le mamme per farsi fare la foto si buttavano letteralmente sul pavimento. Ci ho visto il simbolo di quella concretezza e di quel radicamento che andavo cercando.
Pamela con Riccardo (7 anni), Roberto (3 anni) e Romeo (4 mesi). Pro: prendersi cura di un altro ‘esserino’. Contro: non si ha più un momento per sé stessi
Come hai fatto a reclutare le mamme delle foto?
Come ti dicevo, molte di loro sono amiche, altre sono conoscenti (amiche di amiche o compagne e mogli di amici), poi c’è anche mia sorella fra loro! Si sono dimostrate tutte molto disponibili, a volte intimidite, altre molto tranquille e a loro agio davanti alla telecamera.
Elisa con Matilde (4 anni) e Andrea (1 anno). Pro: aver creato un’opportunità. Contro: la stanchezza che a volte prende il sopravvento
Secondo te, visto che sei una fotografa, qual è l’immagine che oggi viene data della maternità?
Credo che ci sia un gran cambiamento nell’approccio alla maternità. A parte alcuni casi, che mi fanno anche un po’ innervosire, di modelle famose che parlano di quanto sia splendida la maternità, mentre sono circondate da team di baby sitter, personal trainer, manager e quant’altro, ci sono anche casi di progetti che invece affrontano l’argomento in modo più vicino alla vita delle donne “comuni”. Mi riferisco alla serie molto ironica “La mamma imperfetta” ad esempio, o al progetto fotografico, molto bello e suggestivo, di Jade Beall che si chiama “A beautiful Body” .
Pro: lui. Contro: il tempo scandito
Che cosa ti ha colpito di più delle storie che ti sono state raccontate?
Forse mi ha colpito la semplicità dei “pro” dichiarati dalle mamme. Mi sono accorta che per me, che non sono mamma, è molto semplice pensare a quali possano essere i “contro” che sono davvero legati all’organizzazione della vita di tutti i giorni. I “pro” invece stanno su un altro livello, sono quasi eterei, parlano di amore a 360° e credo, difficilmente esprimibile a parole e forse difficilmente comprensibile da chi non è genitore.
Serena con Valentino (3 anni) e Iside (7 anni). Pro: riscoprire ogni giorno un amore incondizionato. Contro: l’assoluto sbattimento quotidiano di orari, tempi, eccetera
E se poi volete sentire le mamme mentre si raccontano ecco il video di questo bellissimo progetto:
Foto credits: Carla Sedini
Valentina Colmi
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