Che cos’è una doula: intervista a Alice Crepax Giordana

che cos'è una doula

 

Finalmente sono riuscita nel mio intento: intervistare una doula. Devo confessare che sono piuttosto ignorante in materia e che non avevo mai approfondito questa figura molto interessante di accompagnamento alla maternità (in realtà si tratta di un accompagnamento prima, durante e dopo). Devo pertanto ringraziare Alice Crepax Giordana, che mi ha fatto scoprire questo mondo per me nuovo, ma profondamente antico.  Ecco quello che ha raccontato in questa interessante intervista.

[nota a margine: in fondo troverete tutti i suoi contatti se volete saperne di più e chiedere una consulenza. Potete anche trovarla nella sezione “aiuto]

Che cos’è una doula? 

La doula è una donna, che può essere già madre, ma anche no, che si mette al servizio di una donna o di una coppia durante la gravidanza o nel post parto fino circa al compimento del primo anno del bambino, in un percorso di sostegno emotivo e pratico.

Doula è una parola antica, come antica è la saggezza femminile, è un termine che arriva dal greco e significa letteralmente schiava o servitrice di Dio. La doula si mette a disposizione secondo le modalità scelta da chi la ingaggia. Ci sono doule che si occupano esclusivamente di post parto e altre che invece lavorano solo durante il parto accompagnando la donna senza lasciarla mai un istante durante un travaglio assistito da personale medico qualificato, le ostetriche, in casa o in ospedale. Poi ci sono le doule tuttofare, come me, che fanno entrambe le cose. Uno dei principali compiti della doula è quello di informare i genitori e di renderli consapevoli delle loro capacità e peculiarità sostenendoli nelle loro scelte. La doula non si sostituisce alla madre nell’accudimento del neonato, ma la affianca potenziandone le capacità, la doula non dà consigli, ma ascolta i desideri della famiglia sperimentandoli con lei.

Qual è stato il tuo percorso per diventarlo e in Italia qual è l’iter che si può seguire per essere una doula? Ci puoi dare degli indirizzi a cui rivolgersi?

Quando ho cominciato a sentirmi doula, che è un po’ una vocazione, ero diventata madre da poco. Sono stata la prima nella mia cerchia di amicizie e ho fatto un po’ da apripista, è stato bello e intenso al tempo stesso. Mi è sempre piaciuto condividere le mie esperienze e dare supporto a chi me lo chiedeva, anche solo dare ascolto a piccoli o grandi sfoghi e un giorno una persona mi disse :”Certo che tu sembri prorio una doula!” Al momento non sapevo se essere onorata o offesa, perché io quella parola non la conoscevo affatto, non l’avevo mai sentita, non sapevo chi o cosa fosse una doula, così ho sorriso e poi una volta a casa, mi sono attaccata alla rete e ho scoperto un mondo: il mio mondo.

Dopo poco mi sono iscritta al corso che offriva la scuola della Cooperativa di Piccoli Passi a Sesto San Giovanni, che ora non esiste più e li ho cominciato la mia formazione vera e proprio. Mi sono diplomata nel 2011 e poi ho continuato frequentando altri corsi come il Postpartum Doula Certification offerto da Dona International http://www.dona.org/develop/postpartum_cert.php  e LTM (Loving the mother).

In Italia ora ci sono diverse scuole di formazione, queste sono le indicazioni dell’Associazione di Categoria ADI : http://www.douleitalia.it/diventa_doula.html. Poi c’è la scuola di EcoMondo Doula: http://www.mondo-doula.it/corsi_di_formazione.aspx

Ecco, questa è la formazione base, poi ci sono doule che hanno anche competenze extra, una mia maestra, dice che è fondamentale per una doula trovare il suo “carattere”, perché le mamme ci scelgono anche in base a quello e anche se una doula deve saper accompagnare chiunque, dalla mamma più fricchettona alla super manager, è giusto che possa avere delle peculiarità che la distinguano dalle altre.

Faccio un esempio, io ho scelto di imparare un trattamento di armonizzazione delle cicatrici, ho studiato con David Kanner, che è un osteopata che si occupa di diffondere questo metodo nel mondo. L’ho fatto, perché l’ho provato su di me e ne ho percepito la potenza e l’utilità e quindi ho voluto metterlo a disposizione delle mamme che si rivolgeranno a me, è un trattamento utile sulle ferite da taglio cesareo ed episiotomia.

Ho una collega che è anche riflessologa plantare e lei alle mamme che si rivolgono a lei offre come extra dei favolosi trattamenti. Poi ci sono le cooking doulas, come le chiamo io, che sono doule con la passione della cucina e che offrono servizi di catering post-parto, io sono una di quelle e mi piace tantissimo cucinare per le mamme o con le mamme. Preparo delle facilissime barrette di cereali e frutta che durante il travaglio sono comodissime da portarsi dietro e sono utili sia alla mamma che a me, nei momenti in cui ci sono cali di energia. Le doule poi sono in grado di gestire e accogliere gruppi di donne che vogliono condividere dei momenti della loro vita, i racconti del parto, oppure piccoli percorsi di consapevolezza accompagnati da altri operatori.

Secondo te in Italia esiste ancora una sorta di pregiudizio culturale nei confronti di questa figura che invece in altri Paesi è già più diffusa?

Rispetto a quando ho cominciato, adesso il nostro lavoro è più conosciuto e ci sono molte più doule e molti più corsi in giro per l’Italia. Tante persone, quando dico che faccio la doula, non sgranano più gli occhi, ma annuiscono. Ormai siamo una realtà che si sta affermando sempre di più e che trova sempre più riscontro, tra le mamme e tra le figure professionali complementari alla nostra.

E’ facile trovare doule che collaborano con ostetriche o con psicologhe o pediatre. La doula è e dev’essere una persona versatile, in grado di affiancare non solo la famiglia, ma anche gli altri operatori per il benessere della donna, della mamma e del suo bambino. Sono molto grata di essere al servizio di questa cosa.

Come viene “trattata” la maternità in Italia per quella che è la tua esperienza?

In Italia, in questo momento c’è un grande risveglio della consapevolezza in assoluto e di conseguenza anche nei confronti della maternità.

Secondo lei la figura della doula può aiutare una futura o una neo mamma a non ammalarsi di depressione post partum? E in che modo?

All’estero il nostro lavoro è più conosciuto e sono stati pubblicati diversi studi che ne attestano l’efficacia, uno dei tanti motivi che mi ha spinto a trasformare questa vocazione in un vero e proprio lavoro è stato scoprire che la doula può ridurre l’uso di analgesia farmacologica nel 36% dei casi, ridurre la percentuale di cesarei nel 51% dei casi, ridurre la durata del travaglio in media di 1 ora e 38 minuti, ridurre l’uso dell’ossitocina di sintesi nel 71% dei casi  e con la sua presenza, può intervenire significativamente nella prevenzione della depressione postpartum.

Foto credits: Alice Crepax Giordana

Leave a Reply

*

Next Article"Colazione da Rebecca": un nuovo appuntamento per parlare di depressione post partum