A volte ci penso, alla morte. Non mi fa paura morire, in realtà. Sono dell’idea che il corpo sia solo un involucro e che quando passerò a miglior vita il mio spirito continuerà a rompere le scatole a tutti. Magari cercherei di dire a mio marito di indossare una maglietta piuttosto che un’altra facendola cadere dalla sedia; oppure tenterei di consolare le mie figlie della mia assenza accendendo improvvisamente lo stereo.Quello che mi fa più paura è di non avere speranza. Sapere di ammalarmi di una malattia talmente grave e talmente sconosciuta da non sapere cosa fare. E’ la totale ignoranza che mi inquieta più di tutto.
Anche nella malattia ci sono delle patologie più comuni, altre che invece si travestono da “rarità”. Solo che in questo caso “raro” non vuol dire “prezioso” o “fuori dal comune”. Vuol dire subdolo, senza storia, una sentenza già scritta.
Per questo ho deciso di sostenere #Zoomzebra, una corsa non competitiva – di 10, 5 e 1 chilometro – che si terrà all‘Arena Civica di Milano il 21 maggio alle ore 10. Il ricavato dell’evento andrà devoluto alle associazioni che si occupano dei malati di tumori neuroendocrini; si tratta di un tipo di cancro che colpisce di più tra i 40 e i 60 anni, ma ci sono dei casi anche tra i 30 e i 35. Non si sa che cosa li provochi, ma sono appunto davvero insidiosi.
Se avete voglia di passare una domenica facendo del bene, ci si può iscrivere (a 10, 8, 5 euro per le diverse distanze e 1 euro per i bimbi sopra i 6 anni) sul sito www.zoomzebra.net. Tantissimi anche i personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo che hanno aderito, dal campione olimpico Antonio Rossi, da Marina Graziani, a Tessa Gelisio all’onorevole Licia Ronzulli.
Perché questi malati devono poter sperare in un futuro, e non devono essere solo parole.
#Zoomzebra: la corsa per aiutare i pazienti con tumori rari
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A volte ci penso, alla morte. Non mi fa paura morire, in realtà. Sono dell’idea che il corpo sia solo un involucro e che quando passerò a miglior vita il mio spirito continuerà a rompere le scatole a tutti. Magari cercherei di dire a mio marito di indossare una maglietta piuttosto che un’altra facendola cadere dalla sedia; oppure tenterei di consolare le mie figlie della mia assenza accendendo improvvisamente lo stereo.Quello che mi fa più paura è di non avere speranza. Sapere di ammalarmi di una malattia talmente grave e talmente sconosciuta da non sapere cosa fare. E’ la totale ignoranza che mi inquieta più di tutto.
Anche nella malattia ci sono delle patologie più comuni, altre che invece si travestono da “rarità”. Solo che in questo caso “raro” non vuol dire “prezioso” o “fuori dal comune”. Vuol dire subdolo, senza storia, una sentenza già scritta.
Per questo ho deciso di sostenere #Zoomzebra, una corsa non competitiva – di 10, 5 e 1 chilometro – che si terrà all‘Arena Civica di Milano il 21 maggio alle ore 10. Il ricavato dell’evento andrà devoluto alle associazioni che si occupano dei malati di tumori neuroendocrini; si tratta di un tipo di cancro che colpisce di più tra i 40 e i 60 anni, ma ci sono dei casi anche tra i 30 e i 35. Non si sa che cosa li provochi, ma sono appunto davvero insidiosi.
Se avete voglia di passare una domenica facendo del bene, ci si può iscrivere (a 10, 8, 5 euro per le diverse distanze e 1 euro per i bimbi sopra i 6 anni) sul sito www.zoomzebra.net. Tantissimi anche i personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo che hanno aderito, dal campione olimpico Antonio Rossi, da Marina Graziani, a Tessa Gelisio all’onorevole Licia Ronzulli.
Perché questi malati devono poter sperare in un futuro, e non devono essere solo parole.
Valentina Colmi
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