Se di mestiere non facesse l’agronoma, potrebbe fare benissimo la scrittrice. Oggi infatti intervisto l’autrice di un blog che amo molto perché 1) è scritto benissimo (cosa da non sottovalutare) 2) l’ho scoperto per caso e un po’ come l’amore, il buon vino e un bel libro, ciò che si trova senza cercarlo è il meglio che possa capitare. Lei si chiama Chiara Bertora ed è mamma di tre figlie: Signorina A, Mademoiselle C (giovani seienni) e Miss T (appena duenne). La sua quarta creatura si chiama “Erodaria” e questa è la sua storia.
Chiara, la domanda con cui comincio tutte le interviste con le mamme: quando hai avuto i tuoi bambini, com’è andato l’incontro tra mamma ideale e mamma reale? Sono andate d’accordo o si sono prese “a cazzotti”?
A me è capitato così. Quando è arrivata, la mamma reale ha preso completamente il sopravvento, si è imposta come figura unica, come se a lei non fosse pre-esistito nulla. Credo si trattasse di mero istinto di sopravvivenza, visto che la mamma reale per me è nata quando sono nate le mie prime due figlie, gemelle. Poi, a poco a poco, è riemersa dagli abissi della memoria, come un miraggio, come una poesia, la mamma che avevo immaginato sarei stata. Lei, come tutto ciò che si alimenta di fantasia e non si corrompe con la realtà, era immensamente migliore della versione reale, di me. Più equilibrata, più tranquilla, meno ansiosa, infinitamente paziente. L’ho battezzata “Mamma Zen”. Per me non è affatto una presenza scomoda o una fonte di frustrazione averla rispolverata. Anzi, mi piace pensarla ogni tanto e realizzare che, anche solo per sporadici momenti, lei e me arriviamo ad assomigliarci un po’.
Come hai vissuto le tue gravidanze? Hai notato delle differenze?
La mia prima gravidanza è stata gemellare. L’ho vissuta con inconsapevolezza, leggerezza, magia. Mi sono sentita speciale, come irradiata da un inatteso fascio di luce. Dal punto di vista tecnico, invece, ho patito un po’ i molti controlli dettati dalla gemellarità, appunto, che la rendeva a pieno titolo “gravidanza a rischio”. Ma ho sempre provato un misto di fastidio e gratitudine per quei controlli. Penso che in fondo sia andato tutto bene anche per questo. La seconda gravidanza è stata singola, molto più consapevole, molto più libera, molto più goduta. Perché dentro di me intuivo che sarebbe stata l’ultima, mi sono molto concentrata sul presente e anche sulla condivisione con le mie due bimbe grandi, Ho scelto, per piena opposizione alla prima esperienza, di affidarmi a un consultorio, così da minimizzare i controlli. Purtroppo non ho stabilito un rapporto particolarmente intenso con l’ostetrica che mi seguiva, ma lì si tratta solo di mancata empatia, nulla più.
Hai frequentato il corso pre parto? Ti è servito?
Ho scelto di frequentare il corso pre parto per entrambe le gravidanze. Due corsi molto diversi, che mi sono serviti moltissimo, più che per le informazioni tecniche, per stabilire un legame con chi stava vivendo un’esperienza simile alla mia. Un bell’esercizio di solidarietà e scambio reciproco.
Hai mai avuto momenti di sconforto in cui ti sei detta: “non ce la faccio più”?
Certo che sì, come è naturale che sia. Ho una rete familiare e di amicizie, dove non mi è mai mancato né aiuto né conforto, ma ho dovuto fare i conti qualche volta con la difficoltà di sentirmi “insostituibile” e di non potermi sottrarre al meraviglioso compito di essere mamma. Che, come ogni compito, ha le sue difficoltà.
Ti ritenevi una madre informata anche sugli aspetti meno idilliaci della maternità?
Sì, direi di sì. Avevo già potuto osservare mamme vicine a me, con le loro difficoltà, le loro occhiaie, i loro dubbi. Non ho mai pensato sarebbe stata una passeggiata di salute avere dei bimbi.
Secondo te qual è la più grossa bugia sulla maternità?
Forse prima di tutto è falso che si è madri per natura. L’istinto biologico probabilmente c’è in noi, da qualche parte, ma non basta. Mamme non si è, mamme si cresce.
Secondo te è cambiato il modo in cui si parla di maternità in Rete?
Chiara Bertora “Erodaria”: “Ci sono tanti modi per essere madri e va bene così”
Se di mestiere non facesse l’agronoma, potrebbe fare benissimo la scrittrice. Oggi infatti intervisto l’autrice di un blog che amo molto perché 1) è scritto benissimo (cosa da non sottovalutare) 2) l’ho scoperto per caso e un po’ come l’amore, il buon vino e un bel libro, ciò che si trova senza cercarlo è il meglio che possa capitare. Lei si chiama Chiara Bertora ed è mamma di tre figlie: Signorina A, Mademoiselle C (giovani seienni) e Miss T (appena duenne). La sua quarta creatura si chiama “Erodaria” e questa è la sua storia.
Chiara, la domanda con cui comincio tutte le interviste con le mamme: quando hai avuto i tuoi bambini, com’è andato l’incontro tra mamma ideale e mamma reale? Sono andate d’accordo o si sono prese “a cazzotti”?
A me è capitato così. Quando è arrivata, la mamma reale ha preso completamente il sopravvento, si è imposta come figura unica, come se a lei non fosse pre-esistito nulla. Credo si trattasse di mero istinto di sopravvivenza, visto che la mamma reale per me è nata quando sono nate le mie prime due figlie, gemelle. Poi, a poco a poco, è riemersa dagli abissi della memoria, come un miraggio, come una poesia, la mamma che avevo immaginato sarei stata. Lei, come tutto ciò che si alimenta di fantasia e non si corrompe con la realtà, era immensamente migliore della versione reale, di me. Più equilibrata, più tranquilla, meno ansiosa, infinitamente paziente. L’ho battezzata “Mamma Zen”. Per me non è affatto una presenza scomoda o una fonte di frustrazione averla rispolverata. Anzi, mi piace pensarla ogni tanto e realizzare che, anche solo per sporadici momenti, lei e me arriviamo ad assomigliarci un po’.
Come hai vissuto le tue gravidanze? Hai notato delle differenze?
La mia prima gravidanza è stata gemellare. L’ho vissuta con inconsapevolezza, leggerezza, magia. Mi sono sentita speciale, come irradiata da un inatteso fascio di luce. Dal punto di vista tecnico, invece, ho patito un po’ i molti controlli dettati dalla gemellarità, appunto, che la rendeva a pieno titolo “gravidanza a rischio”. Ma ho sempre provato un misto di fastidio e gratitudine per quei controlli. Penso che in fondo sia andato tutto bene anche per questo.
La seconda gravidanza è stata singola, molto più consapevole, molto più libera, molto più goduta. Perché dentro di me intuivo che sarebbe stata l’ultima, mi sono molto concentrata sul presente e anche sulla condivisione con le mie due bimbe grandi, Ho scelto, per piena opposizione alla prima esperienza, di affidarmi a un consultorio, così da minimizzare i controlli. Purtroppo non ho stabilito un rapporto particolarmente intenso con l’ostetrica che mi seguiva, ma lì si tratta solo di mancata empatia, nulla più.
Hai frequentato il corso pre parto? Ti è servito?
Ho scelto di frequentare il corso pre parto per entrambe le gravidanze. Due corsi molto diversi, che mi sono serviti moltissimo, più che per le informazioni tecniche, per stabilire un legame con chi stava vivendo un’esperienza simile alla mia. Un bell’esercizio di solidarietà e scambio reciproco.
Hai mai avuto momenti di sconforto in cui ti sei detta: “non ce la faccio più”?
Certo che sì, come è naturale che sia. Ho una rete familiare e di amicizie, dove non mi è mai mancato né aiuto né conforto, ma ho dovuto fare i conti qualche volta con la difficoltà di sentirmi “insostituibile” e di non potermi sottrarre al meraviglioso compito di essere mamma. Che, come ogni compito, ha le sue difficoltà.
Ti ritenevi una madre informata anche sugli aspetti meno idilliaci della maternità?
Sì, direi di sì. Avevo già potuto osservare mamme vicine a me, con le loro difficoltà, le loro occhiaie, i loro dubbi. Non ho mai pensato sarebbe stata una passeggiata di salute avere dei bimbi.
Secondo te qual è la più grossa bugia sulla maternità?
Forse prima di tutto è falso che si è madri per natura. L’istinto biologico probabilmente c’è in noi, da qualche parte, ma non basta. Mamme non si è, mamme si cresce.
Secondo te è cambiato il modo in cui si parla di maternità in Rete?
Sì, certo, la pluralità delle voci presenti in rete fa sì che venga in luce la grande verità che si può essere mamme in molti modi e con molti stili diversi e che, per fortuna, va bene così. Non c’è un modo solo per essere una buona mamma, c’è il modo che ognuno ha di esserlo.
Fotocredits Erodaria
Valentina Colmi
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