Giorgia Cozza: “Non si nasce mamme: si impara ad esserlo”

Giorgia Cozza

“Non si nasce già madri. Ad essere madre si impara giorno dopo giorno, sorridendo, sbagliando, riprovando, amando…”.

Giorgia Cozza è una giornalista e scrittrice: si occupa da sempre di maternità e il suo libro “Bebè a costo zero” costituisce una vera e propria Bibbia del risparmio per chi vuole avere un figlio evitando gli sprechi. Era inevitabile chiedere quindi il suo punto di vista sull’universo mamma-bimbo e sui temi ancora tabù come la depressione post partum.

Giorgia, tu sei mamma di tre figli e affronti da diverso tempo il tema della genitorialità. Dai titoli dei tuoi libri mi pare di capire che il tuo sia un approccio positivo, anche su temi difficili, come l’allattamento. Un libro in particolare mi ha colpito: “Neomamma è facile. Suggerimenti da seguire per vivere con gioia e serenità i primi mesi con il proprio bambino”. E quando invece non è facile essere neomamme e i primi mesi non sono vissuti affatto con gioia?

Può capitare ed è difficile, difficilissimo per la mamma. Perchè quando ti senti infelice, laddove ti aspettavi la gioia, allora perdi i punti di riferimento, ti ritrovi smarrito in una realtà troppo diversa da quella che avevi immaginato. In questa situazione, spesso, il contesto non aiuta, perchè la società dalle neomamme si aspetta entusiasmo ed allegria. Ed ecco che al disagio iniziale si aggiunge il senso di colpa (Perchè non sono felice? Non sono una brava mamma? Non sono una brava persona?). Queste sensazioni possono bloccare la mamma, indurla a tacere, laddove invece è fondamentale aprirsi, confidarsi, con le persone che le sono più vicine (il compagno, la propria mamma, una sorella, una cara amica), o al di fuori del contesto familiare parlando con l’ostetrica o la psicologa del consultorio… Chiedere aiuto, quando non si sta bene è un passo irrinunciabile, per iniziare a stare meglio, per sperimentare finalmente la gioia di essere mamma, per trasmettere serenità al nostro bambino.

Come ti immaginavi la maternità prima di essere mamma? 

Quando aspettavo il primo figlio ero entusiasta al pensiero che avrei avuto un bimbo tutto mio e non avevo particolari aspettative/paure legate al “dopo”. A dire il vero, soprattutto con l’avvicinarsi della nascita, il pensiero era più concentrato sull’esperienza del parto (mi chiedevo come sarebbe stato ed ero era abbastanza intimorita dall’idea del dolore).

Tu come ti sentivi i primi tempi dopo ogni gravidanza? Hai mai avuto sensi di colpa perché non ti sentivi all’altezza o perché la realtà non corrispondeva all’idea di maternità che avevi? 

Io sono stata fortunata, ero felice, molto. Stanca quello sì, e con il primo bimbo piena di dubbi (è normale che pianga? Avrà mangiato abbastanza? Cosa fare per le colichette serali?), però non ho sperimentato sensi di colpa o inadeguatezza. Con il secondo bimbo poi, molti dubbi erano risolti, sapersi “già mamma” dà coraggio, non ci si sente più così inesperte…

Secondo te di che cosa hanno bisogno le neo mamme oggi per poter appunto essere serene nel “grande delirio” dopo la nascita di un figlio? 

Di un contesto accogliente, positivo, incoraggiante. Di avere accanto un neopapà che sa sostenere nei momenti di stanchezza e sa valorizzare la compagna, sottolineando che è proprio una mamma in gamba. A volte sottovalutiamo il bisogno di “conferme” di una neomamma: il fatto di sentirsi apprezzata e sostenuta è incredibilmente d’aiuto per alleviare la fatica e superare tanti dubbi. E poi c’è bisogno di parenti e amiche che diano una mano. “Ti ho portato questa teglia di lasagne… Ti lascio una porzione di minestrone per stasera”. “Sto andando a fare la spesa, ti serve qualcosa?” E ancora: “Perchè non ti sdrai con il piccolo, mentre io do una sistematina qui in salotto/cucina/bagno?” Fino alla metà del secolo scorso questo tipo di sostegno alla neomamme era la norma e tuttora lo è in moltissime culture. Nella nostra invece, pare che alle mamme vengano offerti molti consigli (e a volte vere e proprie critiche) e poco sostegno.

Parlare di maternità difficile è ancora un tabù? Parole come baby blues e depressione post partum sono ancora difficili da digerire?

Temo di sì, come accennavo prima, l’immagine che abbiamo in mente di neomamma è quella di una donna felice e realizzata. Di fronte a una mamma che sta vivendo una depressione post partum, ci sentiamo impreparati, forse un po’ spiazzati. Ma se non impareremo ad accogliere la neomadre con le sue fragilità (ancor di più con le sue fragilità), non potremo essere di aiuto né a lei, né al suo bambino. Una mamma che sta male, ha bisogno di potersi aprire con le persone che ama sapendo che non verrà giudicata. E, a seconda della situazione, deve poter contare su di un supporto psicologico mirato che l’aiuti a recuperare la serenità.

Come si parla di maternità oggi? Viene detto tutto alle mamme o si tacciono ancora delle verità? 

Diventare madre è un’esperienza sconvolgente, nel senso bello del termine. Ti sconvolge perchè ti fa sperimentare un amore mai provato prima, immenso, totalizzante. Ma diventare madre è anche stanchezza, dubbi, responsabilità… Insomma, è qualcosa di grande, di potente. E come ogni esperienza porta con sé luci e ombre, non è mai tutto bianco o tutto nero. L’immagine di maternità proposta dalla nostra società, quella veicolata dai mass media, di neomadri bellissime, truccate e pettinate, che spingono il passeggino con un sorriso radioso e i tacchi a spillo, è falsa e “pericolosa”. Pericolosa perchè può creare aspettative distorte che poi si rivelano irrealizzabili. Anche il mito dell’efficienza a tutti i costi, del dover arrivare dappertutto, di fare da sole anche se abbiamo un bimbo piccino che si sveglia otto volte per notte e siamo stanche, tanto stanche, non fa bene a nessuno. Non è realistico, non serve. Perchè dovremmo arrivare dappertutto? Siamo diventate mamme e ci stiamo occupando del nostro bimbo piccino, far crescere un neonato è un impegno a tempo pieno, che richiede tempo, energie, passione. Cosa conta un letto non rifatto o la polvere sulle mensole, a fronte della cura del nostro bambino? Certo non sarà sempre così. Con il trascorrere delle settimane ritroveremo ritmi ed equilibri più definiti. Ma diamoci tempo, non pretendiamo l’impossibile da noi stesse. E non permettiamo agli altri di pretenderlo. E con il trascorrere del tempo, diventerà sempre più facile ed immediato anche interpretare i segnali del nostro bambino e rispondere ai suoi bisogni. Mamma e bimbo affinano la comunicazione, si “sintonizzano”. Perchè… Non si nasce già madri. Ad essere madre si impara giorno dopo giorno, sorridendo, sbagliando, riprovando, amando…

Foto credits: Giorgia Cozza 

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