‘Farò di tutto per avere un post parto il più sereno possibile’.
“Ormai sono quasi alla fine. La data prevista del parto è il 16 luglio, spero di arrivarci sana e salva…anche perché mio marito partirà il 20 giugno per il Brasile e la bimba dovrà mettercela tutta ed aspettare il ritorno del suo babbo per venire al mondo…”.
Mi sono chiesta come venga considerata la maternità in altri Paesi del mondo. Io penso che in Italia siamo ancora molto indietro: si sa che le famiglie sono pochissimo incentivate e che spesso anche sul posto di lavoro diventare madri è un’ostacolo. La stessa depressione post partum potrebbe essere affrontata meglio se ci fosse una rete di aiuti sia prima sia dopo il parto. A volte – non so cosa ne pensiate – mi sembra che da noi la maternità venga vista come una “rottura di scatole”, almeno dal punto di vista psicologico. Se infatti gli interventi prenatali sono presenti in gravidanza – qualcuno dice anche fin troppo – una volta che il bimbo è nato sono fatti tuoi: la salute della madre ad esempio passa in secondo piano e invece secondo me dovrebbe andare di pari passo con la crescita del bimbo. Non è un caso che solo in Lombardia 1 donna su 3 soffra di depressione post partum.
Ho deciso pertanto di chiedere a chi di voi lo vorrà di raccontarmi la sua storia di mamma che ha vissuto o sta vivendo una gravidanza in un Paese straniero (la mail è valentina@post-partum.it), per capire se anche nel piccolo si può cominciare a cambiare il modo di considerare la maternità anche qui in Italia.